Devo essere sincero: quando ho iniziato a scrivere l’articolo sul drago, sapevo che quello occidentale sarebbe stato molto lungo… ma alla fine è risultato più corto di quello che mi aspettavo, anche perché ho deciso di estraniare dalla figura del drago tutti quegli altri animali mitologici che ne riprendono le caratteristiche. Pensando invece al drago orientale credevo sarebbe uscito un articolo più corto: alla fine è un fottuto serpentone volante, pure benevolente… non ha niente che faccia urlare alla figata e che ne faccia apprezzare la figura a noi occidentali. Ma mi sbagliavo. Più leggevo di questo drago, più mi rendevo conto che effettivamente sarebbe uscito un articolo lungo. Era forse il caso di dividerlo? Si, forse. Ma sticazzi. Se volete leggerlo tutto, ve lo sbatto in faccia come fa Rocco con le pornodive, altrimenti quella è la porta. Si, in realtà non sto indicando niente e voi potreste effettivamente trovarvi in un posto senza una porta. Ma comunque, quella è la porta.

Per chi come me ha divorato una marea di anime e videogame giapponesi, la figura del dragone orientale è ben nota. Tuttavia ci sarebbe da specificare che il drago giapponese è diverso da quello cinese, ma andiamo per gradi e andiamo ad analizzare prima il mito per come è arrivato a noi.

Il dragone orientale è un lunghissimo e gigantesco serpente dal manto dorato, capace di volare seppur privo di ali, con corna di cervo, baffi da pesce gatto, testa di coccodrillo e quattro zampe di pollo. Ha poi una perla, tipo vongola, alle volte sopra la testa, tra le corna, o sotto al mento, che sarebbe lo strumento con il quale si riproduce. È dalla perla infatti che nascerebbe un nuovo draghetto, pronto ad allagare il mondo. Una rappresentazione molto fedele è quella fatta dal Drago Shenron. In buona sostanza rappresentava l’unione di tutte le specie animali conosciute al momento della sua creazione… dai cinesi. Perché si, il dragone ha origini cinesi. Ha superpoteri legati alla pioggia e viene considerato una figura benevola, talvolta padre della civiltà, che permette la crescita della vita. Alcune testimonianze di antichi cinesi megalomani dicono che sia lungo fino a cento chilometri, ma non credo siano stati lì a misurarlo con le loro cordicelle del cazzo.

Permettetemi una precisazione: all’interno di questo articolo mi riferirò alle “corna da cervo” più volte. Anche se sono ben cosciente che al livello biologico quello del cervo si chiama “palco” e non corna, rimane comunque il fatto che gli antichi non lo sapevano e quindi continuavano a scrivere corna da cervo. Abbiate pietà di me, non mi crocifiggete sull’altare della biologia, loro si riferiscono a corna ramificate più che a un palco vero e proprio.

Vi sorprenderà sapere che gli asiatici non lo chiamano drago orientale, bensì ogni regione geografica c’ha il suo nome personalizzato. Per i cinesi è il Long (ma come al solito ci sono delle varianti: lung e loong), che spesso troviamo in anime e manga come desinenza di qualche nome in particolare. Basti pensare che il nome originale del Drago Shenron è Shenlong, che arriva dal cinese e significa “drago divino”. Curiosamente, questo termine non ha nulla a che fare con la versione inglese “long”, che significa lungo. Anche se il drago orientale è comunque molto lungo.

Drago orientale Dragon Ball Shenron
"Desidero l'immortalità" - Frase mai detta da nessuno dei personaggi di Dragon Ball... che tanto resuscitano sempre tutti

Un puzzle molto confuso

Anche se oggi abbiamo una versione definitiva e più standard di come sarebbe dovuto apparire il dragone, c’è da dire che nell’antichità erano tutti parecchio confusi e che, ognuno, dava la propria interpretazione all’accozzaglia di pezzi di animali che voleva fondere.

Secondo Wang Fu, un pittore vissuto durante il dominio della dinastia Ming, il dragone si riconoscerebbe come tale solo se: ha la testa di un cammello, le corna di cervo, la criniera del leone, gli occhi di un demone, il corpo di un serpente, le scaglie di una carpa, il ventre di una vongola, gli artigli di un’aquila, le zampe di una tigre e le orecchie da vacca. Pare poi che al centro della fronte, il drago abbia un’escrescenza chiamata chimu, che gli permetterebbe di ascendere al cielo.

La versione di Henri Doré, studioso della tradizione cinese nella metà dell’800, ha invece qualche variazione significativa nell’aspetto: corna di cervo e criniera di leone ci sono sempre, ma sono abbinate alla testa di coccodrillo, gli occhi da demone, corpo di serpente, pancia di tartaruga, zampe di tigre, orecchie di vacca, artigli di falco e una perla sotto al mento. Sembra poi che questa versione ascolti tramite le corna e non con le orecchie (e allora a che cazzo servono? mah).

Come alcuni sanno, il drago fa parte dello zodiaco cinese. Secondo una chiave di lettura di cui però non ho trovato fonti (ma sembra comunque carina, quindi la dico), il drago sarebbe un miscuglio delle altre undici bestie dello zodiaco. Corpo di serpente, baffi del topo, corna del bue, artigli e zanne della tigre, pancia del coniglio, zampe del cavallo, barba della capra, cresta del gallo, orecchie del cane, muso del maiale e arguzia della scimmia (come si rappresenta l’arguzia? Secondo me questa ce l’hanno infilata a forza). Sarei curioso di vedere una rappresentazione di questa bestia. Facile descrivere cose mischiate a cazzo, ma rappresentarle è tutta un’altra storia.

Pare poi che, durante il Celeste Impero, acquisisca per un breve periodo anche le ali di un pipistrello. Che sono decisamente inutili se consideriamo il fatto che vola già senza.

Water Power

Si dice che il long fosse composto da 117 scaglie, di cui 86 positive (a rappresentare lo yang) e 31 negative (che rappresentano lo yin). La perla stessa rappresentava poi prosperità e botte di culo in abbondanza. Nonostante fosse in gran parte considerato una creatura benevola, diventava maligno nel momento in cui veniva utilizzato per rappresentare la forza distruttrice dell’acqua: inondazioni, maremoti, nubifragi e quella fastidiosa pioggerellina così sottile e costante che vi fa comunque bestemmiare qualche dio di religioni che non conoscete. E come è arrivato a essere considerato anche malvagio, da tanto buono che era? Pare sia colpa dei buddisti e della loro influenza sui poveri cinesi ignoranti.

Oltre a volare e manipolare gli eventi atmosferici inerenti all’acqua, il long si dice abbia il potere di diventare grande quanto l’universo intero (chissà se gli antichi cinesi sapessero già cosa fosse l’universo), nonché di trasformarsi in un piccolo baco da seta. È poi in grado di trasformarsi in acqua e di rendersi invisibile. Come Drax, ma riuscendoci per davvero.

Drago orientale World of Warcraft
Le mount drago di World of Warcraft sembrano appese per le spalle. Ha un senso per i draghi occidentali, che hanno le ali, ma questo non le ha... riciclo di modelli eh, Blizzard?

I quattro Re dragoni che si spartirono la Cina

In Cina stanno in fissa con i punti cardinali. Hanno delle bestie che li rappresentano (tra cui il Dragone Azzurro rappresenta il nord) e ci sono pure dei Re Dragoni. E mo che sono? Sembrano i boss di una campagna di D&D. Effettivamente, potrebbero esserlo. I Re Dragoni rappresentano l’archetipo ancestrale del dragone, una sorta di antenato che, nelle credenze molto antiche, presidiavano i quattro specchi d’acqua che bagnano la Cina: il Mare Cinese Orientale ad est, il Mare Cinese Meridionale a sud, il Lago Baikal a nord e il Lago Qinghai ad ovest. Raffigurati come dei re con la testa di dragone, erano la personificazione della forza maschile della generazione e avevano il totale potere sulle acque e sui fenomeni atmosferici dell’acqua nella loro regione di competenza. Praticamente erano i maschi alpha dei mari. Pare infatti che tutte le cataste di capanne (che quegli zotici chiamavano villaggi) che sorgevano sulle rive del mare (o del lago), avessero i loro templi dedicati alla venerazione del re di turno. Essendo l’umanità tutta accomunata dall’opportunismo, i villici si ricordavano di venerare i suddetti re solo in caso di catastrofi legate all’acqua… sia alla sua abbonzanda, tipo per le inondazioni o i nubifragi, sia alla sua assenza, come nei periodi di siccità. Essendo le religioni antiche tutte votate al sacrificio, non esitavano a sgozzare cose e recitare preghiere, nella vana speranza che il re dragone di turno esaudisse il loro desiderio di non morire male.

I quattro Re dragoni erano poi identificati da un colore associato sia alle acque che dominavano, sia il punto cardinale al quale erano assegnati.

  • Ao Quin (Gokin in Giappone) è il drago rosso del sud, collegato all’uccello vermiglio. È il drago che rappresenta l’estate e sovrintende al Mare Cinese Meriodionale;
  • Ao Shun o Ao Ming (Gojun in Giappone), a seconda delle versioni, è il drago nero, detto anche il drago misterioso (perché a lui piace essere bello e tenebroso). Sovrintente alla protezione del Lago Baikal e rappresenta il nord e l’inverno. È collegato alla tartaruga nera;
  • Ao Run, Ao Jun o Ao Ji (Gojun in Giappone… no, non avete letto male, ha lo stesso nome di Aoshun), il drago bianco, è il patrono del Lago Qinghai e sovrintende all’autunno e al punto cardinale dell’ovest. È collegato alla tigre bianca. Vista tutta questa pluralità di nomi, non ci stupiamo se il poveretto dovesse soffrire di multipersonalità. A lui è riferita anche una tenera leggenda proveniente proprio dalla zona del Lago Qinghai. Secondo questa, millenni fa il Re dei Draghi, che viveva nel Palazzo di Cristallo, ebbe quattro figli (proprio i quattro sfigati che trovate qui elencati). Quando furono cresciuti, decise di levarseli tutti dal cazzo donando a ognuno di loro una pozza d’acqua da guardare. A tutti meno che ad Ao Run, che gli stava simpatico e lo voleva a palazzo. Ma Ao Run, urlando all’indipendenza, decise di diventare il patrono del Mare dell’Ovest (che gli altri avevano avuto quello a sud, nord ed est e lui si sentiva lo sfigato del gruppo), così partì in cerca del mare a ovest. Il tutto tra le risate del padre, che sapeva non esserci nessun mare ad ovest. Un po’ di bullismo paterno fa sempre bene. Ao Run non trovò nulla e, sfiancato dal viaggio, si mise a piangere. Provò anche ad evocare una tempesta nella speranza di allagare qualcosa, ma non ottenne nulla. Impietosito dal povero scemo, l’imperatore di Giada mandò in suo aiuto i fulmini, il vento e le tempeste. Grazie al potere combinato di Ao Run e dei fenomeni atmosferici, si formò il Lago Qinghai e lui ne divenne il patrono. 
  • Ao Guang (Goko in Giappone), il drago azzurro (ma anche il drago blu-verde o il drago verde… che i cinesi si vede che erano daltonici), è il patrono dell’est e del Mare Cinese Orientale, nonché rappresentante della primavera. Di tutti i Si Ling, lui è l’unico che rimane il fottuto drago azzurro. Visto che non ci si fa mancare niente, lo si può trovare anche con i nomi di Seiryu in Giappone, Cheongnyong in Korea e Thanh Long in Vietnam. Che essendo il più figo dei quattro, è anche quello che ha deciso di espatriare, tipo fuga di cervelli, ma con i draghi mitologici. In Giappone infatti è uno dei quattro spiriti protettori di Kyoto, in particolare della parte est, venerato al Tempio Kiyomizu.

La cosa divertente è che non abbiamo ancora finito. A questi quattro draghi ne va aggiunto un quinto, il drago giallo, detto anche Huanglong, che sovrintende al pieno dell’estate (quella che in inglese chiamano midsummer) e non ha un patronato su una pozzanghera specifica, bensì si limita a rappresentare il potere divino dell’imperatore.

Tutto sto bordello per finire col dire una cosa: questi draghi possono fondersi. Non fisicamente eh, ma tutti e cinque sono rappresentati da un’unica divinità, che li ingloba tutti come faccio io quando vedo la vetrina di una rosticceria. Il Re Dragone preso come figura singola è infatti l’incarnazione di tutti e cinque, rappresenta la divinità unificata del meteo e dell’acqua e spesso viene identificato come Dio Dragone. In questo caso è rappresentato come un tizio mezzo drago barbone e capellone, che cavalca le onde meglio di un surfista professionista. Viene identificato anche come il Dio Dragone dei pozzi e delle sorgenti, ma all’anagrafe ha anche lui un nome… vero: Sihai Longwang. Che fidati, amico mio, è meglio farsi chiamare Dio Dragone.

Piccola nota a margine: a seguito dell’arrivo del buddismo e per via di alcune influenze con l’antica Grecia, in alcune versioni i Re Dragoni venivano identificati come le balene. Sempre secondo il buddismo (o almeno una sua versione antica), pare che esistesse una figura identificata come Re Dragone, che prende il nome di Duo-luo-shi-qi o Talasikhin, che viveva in uno stagno vicino al regno di Ketumati. E così, giusto per non farsi mancare niente, il Re Drago la notte faceva piovigginare sullo stagno per ripulirsi dalla polvere. Praticamente si faceva la doccia con i suoi stessi poteri.

Tra feste e cerimonie, pare che il culto dei Re Dragoni (o del Re Dragone) sia vivo anche al giorno d’oggi, sebbene sono abbastanza convinto che sia più per una questione tradizionale-culturale che per una vera e propria credenza. In queste occasioni si festeggia con gare tra barche che ricordano dragoni. Che wow, vorrei tanto farci un giro sopra.

Vorrei dirvi che questa sezione si chiude qui, ma no, non è così. Rimanendo per un momento sui Re Dragoni, sotto il dominio dell’imperatore Huizong, gli studiosi cinesi dell’epoca arrivarono a classificare tutti i dragoni come spiriti “Re” e divisi in cinque colori diversi.

  • I draghi azzurri (Quinglong) sono i Re più compassionevoli;
  • I draghi vermigli (Zhulong) sono i Re che più facilmente benedicono i laghi;
  • I draghi gialli (Huanglong) sono i Re che ascoltano le preghiere;
  • I draghi bianchi (Bailong) sono i Re più puri di cuore e virtuosi;
  • I draghi neri (Xuanlong o Heilong) sono i Re che dimorano nelle profondità, dove le acque diventano mistiche.

Chiaramente, ancora una volta ognuno di questi gruppi di Re Dragoni va a sostituire i Si Ling che conosciamo, perché i cinesi, come detto prima, sono fissati con i punti cardinali.

Drago orientale Cavalieri dello Zodiaco
Ma il colpo segreto del drago nascente, possiamo smettere di dire che sia segreto? Ormai lo conoscono tutti!

Più varianti del Covid

Ho ragionato a lungo su come creare questa sezione. All’inizio volevo dividere tutto come ho fatto per il drago occidentale, ma alla fine mi sono reso conto che non aveva senso. Il problema del dragone orientale è che non ne esiste uno solo. Più avanti vi parlerò di come si è diffuso nel resto dell’Asia, ma solo rimanendo in Cina, esistono una qualcerta quantità di “long” che se li riunissimo tutti a cena sotto lo stesso tetto, sono convinto che si insulterebbero a vicenda proprio come nelle migliori famiglie italiane durante il cenone di Natale. C’è stato uno studioso folle che ha cercato tutti i “long” esistenti solo nei Testi Classici Cinesi, un tale Michael Carr. Spero che a fine lavoro abbia visto uno psicologo bravo, perché a sprecare la propria vita così, ci vuole coraggio. Pensate: lui ne ha trovati più di cento, la gran parte con il suffisso “long”. Per vostra fortuna e per completezza, in questa sezione trovate solo i long. Per gli altri dragoidi cinesi, ci saranno (o ci sono già, a seconda di quando state leggendo) degli articoli dedicati.

Il drago senza corna. Sarebbe praticamente una versione poco leggendaria, o addirittura comune, del dragone. Insomma è lo sfigatello dei draghi cinesi, quello che viene bullizzato dagli altri draghi con le corna. Appare nelle decorazioni di un sacco di edifici in Cina, tanto che il termine “chi” viene affiancato ad altre parole per indicare oggetti o strutture decorate con il drago senza corna. C’è da dire però che il termine “chi” è utilizzato anche per la parola “demone”, tant’è che il Chilong è spesso associato a dei demoni della montagna, che tuttavia in blocco prendono il nome di Chimei.

Le fonti su questo dragone sono abbastanza confuse. Sappiamo che era considerato un dragone di terra, incapace di volare… una sorta di serpentone insomma. Sarebbe quindi la controparte terrestre del Tianlong. La prima fonte storica sarebbe all’interno dell’History of the Southern Dynasties, un testo biografico della dinastia Liang, accertato intorno alla metà del settimo secolo (650 d.C.) e approvato dalla Cina stessa, che lo ha reso canonico per la sua mitologia. In ultimo, sappiamo che i piccoli di Dilong sono chiamati Dilongzi. Ora, abbiamo però da dire un paio di cose: la prima riguarda la biologia in quanto Dilong significa letteralmente “verme della terra” ed era utilizzato, sia nell’antichità che nella medicina tradizionale cinese, per indicare i lombrichi e più comunemente tutti i vermi senza zampe. Dilongzi infatti veniva utilizzato per i vermicelli più piccoli. La polvere di vermi utilizzata nella loro medicina tutta speciale prende il nome di Dilongsan. Il termine Dilong appare poi anche in archeologia in quanto è stato utilizzato per dare il nome al Dilong Paradoxus (un tirannosauride piccolino e piumato tipico della Cina), nonché per indicare il Geosaurus (un antico dinosauro coccodrilloforme sempre della zona). Comunque, che se ne voglia, il termine Dilong significa dragone di terra.

È il dragone che vola tra le nubi, infatti il suo nome significa letteralmente “dragone volante”. Secondo il Lushi Chunqiu, ennesima opera enciclopedica cinese, il Feilong sarebbe l’insegnante di musica di Zhuanxu, uno dei millemila imperatori mitologici di questa massa di disgraziati che cercavano invano qualcuno che li comandasse e che potessero divinizzare. Non mi stupisco poi di come l’attuale partito cinese non abbia problemi a comportarsi proprio come un impero. Ci sono fin troppo abituati. Secondo lo Huainanzi è l’archetipo da cui discenderebbero tutte le creature alate, in primis la Fenghuang e il Simurgh. I Feilong potevano essere cavalcati solo dai grandi saggi e il suo nome veniva utilizzato per descrivere una persona saggia che si era realizzata nella vita. È stato anche utilizzato per indicare lo pterosauro.

Anche chiamato Futs’ang-Lung, è il dragone destinato alla protezione dei tesori sotterranei, sia quelli artificiali prodotti dalla mano umana (il classico forziere del tesoro tanto per capirci), sia quelli naturali, come venature d’oro o di altri metalli e minerali preziosi. Tuttavia il tesoro che protegge con più fervore è la perla magica che possiede. Nelle fonti che ho trovato si parla di come il Fuzanglong sia spesso rappresentato come cavalcatura degli Otto Immortali; ho fatto delle ricerche in merito ed effettivamente sti otto pirla vengono spesso raffigurati a cavallo del Fuzanglong, ma appaiono in statuette di diverse forme e colori, pertanto non sono riuscito a capire se questo dragone in questione abbia le scaglie di un particolare colore oppure no. C’è poi da dire che molto spesso gli Otto Immortali sono a bordo di una barca a forma di dragone… che il Fuzanglong si possa trasformare in una barca? Vai Fuzanglong, usa surf!

Questa è l’impersonificazione zoomorfa dell’Imperatore Giallo, centro dell’universo secondo la mitologia cinese. È descritto con le scaglie gialle e privo di corna. Fa parte dei Wuxing (i cinque elementi secondo i cinesi) e rappresenta la terra. È il quinto dei quattro simboli (si, lo so, è una contraddizione) e rappresenta la mezza estate. Secondo la leggenda si manifestò davanti a Fuxi, che gli insegnò a scrivere. Sorvolando sul fatto che un dio si metta lì ad insegnare a scrivere a un drago che non ha le mani per farlo, c’è da dire che questo serpentone è considerato la fine ultima dell’Imperatore Giallo, che si trasformò in Huanglong al termine della sua vita. Per questo motivo i cinesi si spacciano per i figli del drago, in quanto suoi discendenti. Se non l’avete capito, i cinesi se la credono un casino. Cringe.

Il drago squamoso. È considerato un dragone acquatico, incapace di volare, oviparo e privo di corna, che abita principalmente fiumi e laghi, dalle forme che ricordano quelle di un coccodrillo. Secondo il testo Pyia, un dizionario cinese dell’undicesimo secolo, il suo nome comune era Maban. Secondo alcuni testi cinesi, il Jialong non sarebbe un singolo drago, bensì un riferimento a due dragoni che si accoppiano. Da un Jiaolong sarebbe nato Liu Bang, il fondatore dell’impero di Han. In occidente, alcuni folli hanno deciso di associare la sua figura a quella del kraken… che non c’entra un emerito cazzo. Come già detto, sto dragone fa le uova, che secondo le fonti sono grandi quanto un barattolo; pare che i piccoli, alla schiusa, fossero grandi esattamente quanto le uova e, nonostante gli adulti vivessero nei fiumi, le loro uova si schiudevano sulla terraferma. Si, esattamente come i coccodrilli. Stando alle fonti, il Jiaolong sarebbe l’evoluzione di un serpente d’acqua che ha vissuto per 500 anni. A testimoniare la “somiglianza” con i coccodrilli c’è anche la descrizione che si trova nel Libro dei Mari e dei Monti, che li vede come creature dal corpo di pesce con la coda lunga come un serpente. Oltretutto ha la testa piccola, con un collo ristretto, una sorta di collare bianco e possiede quattro zampe. Il corpo è lungo fino a dieci braccia (non ho idea di quanto sia la misura di un braccio cinese… non è riportato nelle fonti) ed è capace di ingoiare una persona per intero. Viene poi detto che il corpo è simile a uno scudo e che le scaglie sono blu-verdi, con un ventre marrone. Infine in alcune fonti viene addirittura descritto con un corno, anche se pare lo avessero solo i maschi.

Decisamente più curiosa è la descrizione del Moke Huixi, che lo descrive come un serpente con una testa di tigre che muggisce come un toro. Alla vista di un umano lo intrappola con della saliva maleodorante, poi lo trascina dentro l’acqua e gli succhia il sangue dalle ascelle. Che madonna lo schifo… proprio dalle ascelle? Bleah. 

Secondo il dizionario Shuowen Jiezi, il Jiaolong sarebbe una sorta di divinità acquatica dei pesci. Se all’interno di un lago ci sono più di 3600 pesci, arriverà un Jiaolong a guidarli. Tuttavia pare che se ne vada se trova delle trappole nell’acqua. Un cagasotto praticamente. Secondo alcuni studiosi dei testi, i Jialong sarebbero dovuti essere esclusivamente femmine… ma sappiamo come scrivono i cinesi, quindi un po’ di casino c’è da aspettarselo.

Il Panlong è un drago acquatico dei laghi, riconosciuto perché passa il tempo attorcigliato su sé stesso. Il suo nome significa letteralmente “drago arrotolato” e, utilizzato per descrivere qualcuno, è sinonimo di un talento nascosto. Le sue prime apparizioni sui Testi Classici Cinesi avvengono durante la dinastia Han e rappresenta i draghi che non ascendono al cielo.

L’emblema della contraddizione. Il suo nome significa al contempo “drago cornuto” e “drago senza corna”. Tuttavia consideriamolo come il generico drago cornuto visto che, come dragone senza corna, ci sta già il Chilong. Come drago senza corna, il termine Qiulong è usato per identificare un giovane drago, mentre in altre fonti solo le femmine non hanno le corna, mentre i maschi si. Come drago cornuto, è spesso menzionato in quanto drago volante dalle corna verdi. Il colore delle corna alle volte viene esteso a tutto il dragone.

Il drago azzurro, chiamato Seiryu nel magico mondo dei manga. È solo un altro nome, nonché una versione zoomorfica più draconica, di Ao Guad, il Re dragone dell’est di cui trovate la descrizione più su in questo stesso articolo. Ai cinesi piace dare il suffisso “long” a un sacco di cose, sappiatelo.

Questo è il drago divino, nonché il più diffuso nella cultura pop, specialmente giapponese, tra anime, manga ed hentai. Perché si, tendenzialmente se qualcosa è serpentiforme o tentacolare, i giapponesi non ci metteranno molto a trasformarla in una molestia sessuale verso giovani fanciulle indifese. È un drago spirituale che presiede a tutto ciò che concerne fenomeni atmosferici e agricoltura. Siccità, venti, piogge, inondazioni, sono tutte merito suo. Infatti i cinesi stavano molto attenti a non offenderlo, perché farlo significava beccarsi inondazioni, siccità e raccolti distrutti. Che per l’epoca in cui vivevano corrispondeva a crepare male di fame. Rappresentato con le scaglie azzurre, appariva di consueto ricamato sulle vesti degli imperatori e, per questo motivo, veniva chiamato anche il dragone imperiale.

Letteralmente il drago celeste. Non per colore eh, si intende il drago del cielo. In inglese è chiamato l’heavenly dragon, che può essere tradotto più letteralmente come il drago paradisiaco, ma visto che i cinesi dell’epoca non è che fossero così interessati a quello che è il nostro concetto occidentale di Paradiso, direi che “celeste” è l’appellativo giusto. Questi sono i draghi che vivono nel cielo ed hanno una perla sotto il mento. Tuttavia il termine Tianlong lo si ritrova anche in astronomia, come stella all’interno della costellazione del drago cinese. Nel magico mondo del buddismo è un termine associato ai Naga, in particolare ai naga celesti che portano in giro il palazzo celeste e gli impediscono di cadere.

È un dragone alato, considerato una vera e propria divinità della pioggia. Il suo nome significa letteralmente “dragone che risponde” perché appare in aiuto di vari eroi in diversi testi mitologici cinesi. In Chu Ci ad esempio aiuta il Re Yu ad arginare un’inondazione, dividendola in nove canali che portarono alla creazione delle Nove Province cinesi. lo Yinglong appare anche nel Libro dei Mari e dei Monti (Shan Hai Jing) all’interno di varie storie che raccontano la presunta origine di alcuni fiumi. Dal testo Huainanzi si scopre che veniva rappresentato con quattro ali e quattro zampe, definito poi, nel testo stesso, come l’archetipo originale che avrebbe dato il via all’evoluzione dei quadrupedi. Viene poi descritto senza corna e definito l’evoluzione finale di un serpente d’acqua che ha vissuto per più di qualche millennio. Sempre all’interno dello Huainanzi, viene detto che due Yinglong trainano il carro volante degli dei Fuxi e Nuwa.

Il drago torcia. O meglio, il drago che splende come una torcia. Questo perché in cinese, il termine “zhu” è riferito alla luce delle torce. Che peraltro è anche una mezza divinità. Viene descritto come un dragone rosso con il volto umano e il corpo serpentino. Ha gli occhi da rettile e può portare il giorno aprendo gli occhi, mentre scende la notte quando li chiude. Quando soffia arriva l’inverno, mentre quando grida arriva l’estate. Non beve, non mangia e non ha bisogno di respirare, ma quando respira arrivano le tempeste (ma perché respirare se non ne ha bisogno… forse lo fa perché i cinesi gli stavano sul cazzo? Boh). Era la divinità dei cinesi del Mount Bell a Nanjing. Ora tutta la zona è un grosso parco naturale cinese. Secondo altre fonti sarebbe stato invece venerato sul Mount Brillianttail. Infine Guo Pu, autore di Chu Ci e Classic of Poetry, lo descrive con in bocca una torcia che porterebbe attraverso il cielo, illuminandolo nella notte. Tra le varie interpretazione che gli vengono attribuite, si crede sia nato per giustificare l’aurora boreale. È anche conosciuto come Zhuyin, Chuolong e Zhuolong.

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Gyarados, la triste storia di un Pokemon che non ha mai chiuso la bocca...

Nove baby dragon da coccolare

Vi ricordate quando, qualche paragrafo più su, ho parlato dell’esistenza di un singolo Re Dragone? Ecco, pare che il suddetto abbia pure figliato e neanche poco. Infatti, sebbene vi siano un sacco di differenze (principalmente riferite ai nomi), tutte le fonti riportano che il re dei dragoni abbia dato vita a nove pargoli. Com’è un baby dragone? Non lo so, ma me lo immagino come un piccolo serpentello volante, con il ciuccio e gli occhietti grandi stile anime.

La fonte principale e più antica è una serie di testi della dinastia Ming, The Nine Offspring of the Dragon. Entrati a far parte della cultura comune, sono poi stati ripresi da altri autori come Xie Zhaozhe nell’opera Wu Za Zu… solo a me sembrano consonanti buttate a caso? Comunque, in questa prima lista i nomi si riferiscono anche alle principali tipologie di decorazioni sui quali appaiono. Nonostante siano tutti, in un modo o nell’altro, dei dragoni, spesso sono ibridati ad altri animali. Non avendo neanche un nome che contiene “long” potrebbero tutti considerarsi come figure mitologiche a sé stanti, quindi non escludo in futuro di farci articoli dedicati. Nel caso, troverete dei link in questa lista:

  • Ba Xia è un dragone ibridato a una serie di rettili a cui piace bere l’acqua e veniva utilizzata per decorare i ponti. In alcune fonti la sua figura si va a confondere con quella del Bixi visto che non ha un’ibridazione specifica.
  • Bi An è un dragone ibridato a una tigre al quale piace litigare. Veniva usato per decorare le sbarre delle prigioni, come se facesse da guardia ai prigionieri.
  • Bixi (ma anche Bi Xi) è un dragone ibridato a una tartaruga, utilizzato per commemorare eventi importanti e come decorazione che sta alla base di strutture monumentali come gli archi.
  • Cháo Fēng è un dragone ibridato a una Fenghuang a cui piace l’avventura. Lo si usava per decorare i quattro angoli dei tetti delle case.
  • Chiwen (o Chi Wen) è un dragone ibridato a un pesce a cui piace ingoiare (non pensate male). Le sue decorazioni si trovano sui tetti imperiali e sparse per altre strutture importanti, con lo scopo di divorare le influenze malvagie. Se veniva utilizzato per decorare delle fuoriuscite d’acqua prendeva invece il nome di Chisou… che è praticamente la versione cinese del Gargoyle.
  • Pu Lao (ma anche Pulao o Tulao) è un dragone piccolo, con quattro zampe, a cui piace ruggire. Veniva utilizzato per decorare le campane e i ganci alle quali venivano appese. Collegata a lui ci sarebbe una curiosa leggenda secondo la quale Pulao, che abitava le spiagge, ruggisse ogniqualvolta avvistava una balena. Per questo motivo se le campane hanno le decorazioni di Pulao, chi le suona ha delle decorazioni da balena.
  • Qiú Niú è un dragone a cui piace la musica ed era utilizzato per decorare strumenti musicali.
  • Suān Ní è un dragone ibridato a un leone a cui piace stare seduto. Lo si trova a decorare la base delle statue del Buddha.
  • Yá Zì è un dragone ibridato a un lupo al quale piace combattere. Veniva utilizzato per decorare spade e armature.

Tra le altre fonti più classiche è possibile trovare anche altri nomi attribuiti in un modo o nell’altro ai nove figli del drago. Tra questi vi è il Tao Tie, che è un ibrido tra un dragone e diverse forme di bestie a cui piace mangiare, utilizzato per decorare ciò che è relativo al cibo; e il Jiao Tu, un dragone misto a una vongola che non ama essere disturbato e per questo veniva utilizzato per decorare le soglie delle porte o le porte stesse. Qua però i disturbati mi sembrano i cinesi. Hanno ibridato il drago praticamente con qualsiasi cosa abbiano visto. Viene menzionato infine il Chi Hu, un draghetto piccolo e gentile al quale piace leggere, anche chiamato Xi Xi o Fu Xi (da non confonderlo con il dio però).

Sta cosa dei nove figli del drago piace così tanto alla Cina che, nel 2012 (l’anno del drago), il governo decise di stampare dieci monete raffiguranti i nove figli del drago, più una decima raffigurante il Re Dragone. In generale comunque i cinesi erano fissati nell’associare il 9 ai dragoni, perché è la cifra singola più alta e quindi quella che merita maggior rispetto. Con nove draghi venivano decorate le vesti dell’imperatore e dei suoi funzionari di più alto rango, mentre il muro dei nove dragoni appariva spesso nelle strutture residenziali dei nobili.

Drago orientale Mulan
Non sono e non sarò mai una principessa Disney!

E tu di che segno sei?

Tutti nel mondo, conoscono lo zodiaco. Specialmente quelle ragazze che come prima domanda vi chiedono “di che segno sei?” e da lì vi giudicano superficialmente senza ricordarsi neanche come vi chiamate. Il Dragone è una delle figure dello zodiaco cinese… perché si, in mezzo ai topi, ai conigli e alle capre ci sta bene un fottuto drago.

Forse un giorno ci farò tutto un articolo sullo zodiaco, sia il nostro tutto bello e luccicante con i cavalieri d’oro, sia quello di altri continenti, tra cui la Cina, dove non si meritano neanche l’armatura di bronzo.

Nonostante per tutto l’articolo io abbia ripetuto fino allo sfinimento che il dragone è legato all’acqua e vola, i cinesi hanno ben pensato di inserirlo come segno di terra. Qualcuno mi spieghi la coerenza di questa cosa perché io non l’ho capita. Pare però che durante l’anno del drago si scopi un casino, perché ogni anno del drago è accompagnato da un picco di nascite che fa contento l’impero il governo cinese. Da altre parti dove il dragone esiste, ma non ci danno tutta questa importanza, viene sostituito da altre bestie come i Naga, l’aquila o il coccodrillo. Per un breve periodo i cinesi stessi lo sostituirono con il panda gigante, poi però ci ripensarono. È più bello dire di essere nati nell’anno del drago piuttosto che nell’anno del panda, giusto?

Per quel che è il casino del calendario cinese, che assembla figure ed elementi, in base all’anno di nascita si ottiene il segno di riferimento e il proprio elemento. Ad esempio io, che sono del 1988, sarei un dragone di terra.

I cinesi credono che i bambini nati nell’anno del drago, che chiamano “bambini drago” per comodità, ottengano risultati migliori nella vita. Per questo motivo alcune coppie programmano di far nascere il proprio pargolo proprio nell’anno del drago.

Tra una pugnalata e una chiaccherata

Se non si fosse capito (ma secondo me a questo punto l’avete capito) il mito ha origini cinesi. Grazie alla globalizzazione dell’antichità, ovvero delle tribù nomadi che si incontravano per strada e, una volta su due, si accoltellavano a vicenda, il mito del dragone si è poi diffuso anche da altre parti, arrivando a toccare più o meno tutta l’asia.

Proprio come fosse una sottomarca dell’Eurospin, il dragone ha però cambiato alcuni tratti. Questo perché i cinesi ci tenevano a precisare che il loro dragone aveva cinque artigli (ma solo sulle vesti dell’imperatore), mentre tutti gli altri ne avevano di meno. Certo i cinesi non si facevano mancare niente, perché i funzionari di alto rango avevano i dragoni con quattro artigli come decorazioni, mentre tutti gli altri sfigati quelli con tre.

Sebbene abbiano tutti nomi diversi, alla fine rappresentano lo stesso animale mitologico. Il Long cinese è arrivato a toccare l’India, il Vietnam, Taiwan, Hong Kong e un sacco di altri paesini dell’Asia con problemi di sopravvivenza. Visto che questo articolo non è abbastanza lungo adesso vi lancerò in faccia una sezione per ogni drago del quale ho trovato informazioni. Che io sono un completista e perfezionista, quindi non posso evitare la cosa. E poi chi ve la fa fare di leggere tutto sto malloppo di roba? Che dovete studiare i draghi? Andate a farvi una vita.

I tibetani, in combutta con i buthanesi, si sono fregati la figura del Long, ma hanno voluto cambiarne il nome per non far sembrare che avessero copiato. Druk (o Duk) è infatti il dragone del tuono e dei fulmini che divenne famoso nel Tibet e nel Buthan anche grazie a Tsangpa Gyare, fondatore di una setta che divenne la religione nazionale. Alla costruzione di un tempio, questo venne investito da una violenta tempesta e, convinto che fosse un presagio e che quello fosse il ruggito di un dragone, decise di nominare il tempio come Drug-Ralung, ovvero tempio del drago del tuono. Tutta l’area su cui sorgono i templi prende il nome di Du Yul, ovvero “terra del tuono”.

Le influenze cinesi si dovevano sentire molto in Corea, tanto che il drago coreano è praticamente identico a quello cinese. Anche qui rappresenta il potere, lo yang ed è legato all’acqua e all’agricoltura. I draghi coreani erano soliti infatti dimorare in mari, fiumi e laghi. A differenza del Long, gli Yong (o Mireu) sono rappresentati con una barba più lunga e con un globo tra gli artigli o in bocca che si chiama Yeouiju, una versione coreana del Cintamani degli induisti. Solo i dragoni con quattro artigli erano abbastanza degni da stringere il globo, mentre quelli con tre artigli erano considerati draghi minori. Si diceva che chi fosse riuscito a mangiare lo yeouiju avrebbe ottenuto l’onnipotenza e l’immortalità.

Secondo il folklore coreano esistevano gli imugi, ovvero dei serpenti giganti che miravano a diventare dragoni. Per riuscirci avrebbero dovuto mangiare uno yeouiju caduto dal cielo. Secondo altre fonti l’imugi sarebbe divenuto un dragone solo vivendo per mille anni. Tutte le fonti affermano che sono considerate figure di buon auspicio se avvistate e che dimorano nei fiumi o nelle caverne. Secondo altre fonti, un po’ meno carine delle precedenti, gli imugi sarebbero dei proto-draghi maledetti che non sarebbero mai diventati dei dragoni. Gli imugi sono conosciuti con altre varianti: Ishimi, Miri, Young-no (e sottovarianti tipo youngno, yeongno, yeong-no), Bari, Hweryong e Iryong.

Associato agli imugi è anche la figura del Gangcheori (chiamato con tante varianti: Kangcheori, Kkwangcheori, Kkangcheori, Gangcheol, Kkangcheol, Ggoangcheol) che si raccontava essere un mostro identico a un imugi, ma capace di dare fuoco… probabilmente dalla bocca. Lo spero almeno, nel mito non è specificato.

Cito per completezza l’esistenza della Gye-Lyong, letteralmente una creatura ibrida tra un pollo e un drago. Più o meno come la nostrana Coccatrice. Viene rappresentata come bestia da traino per i carri degli dei e si dice che Aryeong, la regina del regno di Silla, sia nata da un uovo di questa bestia.

Esattamente come fosse una sottomarca, il Rong sarebbe dovuto essere identico al dragone cinese, ma i vietnamiti hanno combinato un casino. Rappresenta ovviamente l’imperatore, il potere e la nazione. Ha il dominio delle piogge e incarna in sé la crescita, la vita, l’esistenza e l’universo stesso. Che sboroni.

Il Rong più iconico è un miscuglio di drago, coccodrillo, serpente, gatto, topo e uccello, ma la sua figura ha avuto diverse evoluzioni nel tempo. Essendo un popolo di natura fluviale, le prime divinità dei vietnamiti erano dei coccodrilli giganti e sappiamo che tra questi vi erano Thuong Luong e Giao Long, due figure che diventeranno poi gli archetipi per il Rong. Alcune decorazioni con la testa di coccodrillo e il corpo di serpente si trovano nei reperti rinvenuti nella zona; sempre dalle decorazioni rinviene la figura di un drago che ha la testa di gatto, il collo lungo, un’ala, una coda e dei baffi. Più tardi, durante la dinastia Ngo, il dragone sarà più simile a un gatto con la coda e la pinna di pesce (ma… è Vaporeon?).

Il Rong simile al Long lo si trova solo durante la dinastia Ly, diventando il simbolo del regno e dei suoi vassalli. Ha lo stesso aspetto sinuoso del drago cinese, con un corpo diviso in dodici parti a ricordare i mesi dell’anno, ricoperto sul dorso da scaglie. Ha una criniera in testa, con tanto di barba e occhi prominenti. Non ha corna, ma ha una piccola cresta sul muso, rivolta in avanti. Ha la lingua del serpente e le quattro zampe corte contano solo tre artigli. In ultimo viene specificato che in bocca stringono sempre una perla magica.

Ci fu un piccolo cambiamento durante la dinastia Tran: la criniera divenne infuocata, il corpo meno sinuoso e più tozzo, gli misero le corna e gli allungarono le zampe neanche fossero chirurghi estetici. Questo drago simboleggiava le arti marziali.

Con la dinastia Le-Mac, il dragone ebbe la testa di leone, la criniera non era più infuocata, aveva un grande naso e le zampe contavano cinque artigli… alla faccia di quei permalosi dei cinesi. Solo con la dinastia Nguyen si arriverà alla sua forma definitiva, con una pinna al termine della coda simile a una spada, baffi, naso di leone e il palco del cervo.

In ultimo chiudo con la leggenda della nascita del popolo vietnamita. Tutto parte da Lac Long Quan, re della stirpe dei dragoni, che sposò Au Co, una dea fatata figlia di De Lai e discendente di Than Nong. Giuro che non sono nomi a caso, bensì si tratta di figure divine o semidivine della cultura vietnamita. Dalla curiosa accoppiata nacquero 100 uova che si schiusero in altrettanti figli (umani) che divennero ognuno i regnanti dei diciotto regni. Insomma, c’era del nepotismo nell’aria. Per questo motivo i vietnamiti si definiscono “figli del drago e nipoti dei grandi saggi”. Ovviamente anche loro hanno il dragone sulla bandiera… che non vorranno mica sfigurare con la Cina, vero?

Dire che il dragone giapponese sia una copia di quello cinese, è un eufenismo visto che alle volte è difficile riconoscere l’uno dall’altro. Per una volta possiamo dire che (non)esiste qualcosa di cui sono i cinesi a detenere l’originale e tutti gli altri hanno solo scopiazzato, chi meglio e chi peggio. Il Ryu giapponese è principalmente una figura divina più che prettamente bestiale, tanto che tutti i loro dragoni sono in realtà dei di qualcosa o comunque esseri senzienti che hanno un sacco voglia di governare cose. Sono ovviamente legati all’acqua e al potere e molto spesso sono etichettati come un genere di Kami (gli dei giapponesi) e il confine che passa tra loro e gli dei è molto sottile. Alcuni però, considerati dei dragoni minori, sono mortali che sono riusciti ad ascendere al livello di dragone.

Tutti i Ryu si possono riconoscere dai tre artigli per zampa. Se per i cinesi questa cosa era segno di un drago di basso livello, i giapponesi hanno ribaltato la frittata ad arte: nella loro cultura il drago ha tre artigli di partenza e ne ottiene altri man mano che, in viaggio, si allontana dal Giappone. Ecco quindi che in Corea ne ha quattro e in Cina cinque. Quando il drago tornerà in Giappone sarà più figo e più bello e rimorcherà di più perché lui ha viaggiato.

Moltissimi dei draghi cinesi hanno un corrispettivo in quelli giapponesi, dove conservano tutta la loro mitologia, ma con le dovute modifiche, anche perché a portare la mitologia cinese erano i buddisti, che comunque c’avevano tutta una serie di credenze tutte loro, con filosofie zen e altre cose noiose dove si cerca la pace e non si fa esplodere niente. Gli americani non approverebbero.

Infatti molte sono le leggende legate a dei dragoni che abitano laghi o fiumi intorno a dei templi buddisti. Cioè questi sono arrivati e hanno detto: qua ci facciamo un tempio perché lì, in quella pozzanghera ci abita un drago. Non lo avete mai visto? Osate forse darmi del bugiardo? E allora zitti e buoni come cantavano i Maneskin. A questi templi sono poi associate danze folkloristiche e un sacco di simbolismo vario che coinvolge i draghi, ma solo come specchietto per le allodole per omaggiare il tempio.

Non mancano però tutta una serie di mostri marini che venivano accreditati come draghi. Al fine di questo articolo, stare ad elencare tutta una serie di divinità o di bestie sulle quali potrei scrivere articoli separati, non ha senso, quindi vi faccio il piacere di risparmiarvelo. Tanto per dire, anche il Raiju è inglobato nel novero dei dragoni, giusto a dimostrare come i giapponesi tendessero a dire che più o meno tutto era un drago… esattamente come i cattolici medievali! Alla fine tutto il mondo è paese.

Con la traslitterazione delle leggende dai cinesi ai giapponesi, i buddisti hanno iniziato a identificare tutti i dragoni come i Naga. Perché questa stronzata? Beh perché per loro i naga era la cosa più simile a un dragone che conoscessero.

Drago orientale Kaido One Piece
Spara raggi laser dalla bocca che polverizzano montagne, però si fa battere da un tizio fatto di gomma. Ok.

Il drago orientale fa figo

Nel corso dei millenni, il long è stato parte dello stemma di un sacco di cose in Cina. In primis, rappresentava l’imperatore insieme alla Fenghuang ma, nel corso dei millenni è passato a rappresentare la Repubblica cinese, Hong Kong e altri territori di quella zona lì. Insomma, un po’ tutti volevano essere associati al drago. Tuttavia bisognava stare attenti, perché si credeva che scegliendo come proprio simbolo il long, questi avrebbe risucchiato tutto il potere della famiglia. Per questo motivo era usato per rappresentare l’imperatore e quei quattro sfigati che si portava dietro. Oltretutto posizionare la figura del dragone sottosopra, rappresentava la volontà di impedirgli di spiccare il volo, così si credeva che questo gesto portasse un sacco di sfiga.

Il motivo per cui il dragone divenne immediatamente simbolo di potere è presto detto: i cinesi sarebbero stati unificati in un unico popolo da Yandi, una specie di dio-antenato che, secondo la leggenda, si diceva essere mezzo dragone. Tra i loro monarchi mitologici i cinesi contano poi anche Huang Di, che come Gesù ascese al cielo, ma sotto la forma di dragone. Ne converrete che è decisamente più figo di Gesù: quando lui è asceso al cielo non è diventato un drago. Anche per via di queste figure, i cinesi si sono autoconvinti di essere i discendenti del drago. E si riferiscono a sé stessi in questo modo. Curioso immaginare come nella loro testa, un dragone che è la fusione malriuscita di un quantitativo variabile di bestie, abbia come discendenti degli omini gialli con gli occhi piccoli. Ok. Tutta sta tiritera è in realtà per dire che è questo il motivo per il quale il dragone è diventato velocemente il simbolo di tutta la Cina, con gli imperatori che si divertivano a tatuarsi il dragone e a tatuarlo sui propri figli, perché fa un sacco figo.

Al pari dei tatuaggi, una leggenda narra di come un paesano analfabeta sia riuscito a diventare imperatore perché prescelto dal drago e nato con una voglia a forma di dragone sulla pelle. Per questo motivo si dava ancora più credito e nobiltà a quei cuccioli di imperatore che nascevano con voglie lontanamente serpentiformi sulla pelle. Erano prescelti dal dragone e tutti gli altri muti.

Il perché del dragone orientale

Secondo gli archeologi, il mito del dragone potrebbe risalire addirittura a 7000 anni fa (5000 a.c.), ai bei tempi del neolitico cinese, in cui le foreste si estendevano a perdita d’occhio, gli esseri umani erano a stento capaci di formare delle frasi semplici di senso compiuto e i treni arrivavano in orario. A quell’epoca, nella cultura Yangshao, qualcuno pensò bene di scolpire la statuetta a forma di drago (più o meno) che venne poi rinvenuta millenni dopo con i magici strumenti della tecnologia. Alcune decorazioni in giada, probabilmente dei gradi militari, vengono invece datati intorno al 4700 a.c.

Pare che a ispirare decorazioni e statuette siano stati, al solito, i ritrovamenti di ossa di bestie preistoriche della zona. Se a noi occidentali, un ritrovamento di quel tipo ci porta a preservarlo per poterlo studiare ed infilare in un museo, agli antichi cinesi tutte quelle ossa fecero pensare una sola cosa: facciamoci una zuppa. Ora, io non sono un medico, né un nutrizionista, ma mangiare un osso vecchio di qualche milione di anni, trovato sottoterra, non credo sia igienico. Sembra però che la cosa sia piaciuta così tanto che la pratica è diventata parte della medicina tradizionale cinese. Ovviamente parliamo di quella branca della medicina che non cura palesemente un cazzo, ma che comunque dà al malato la sensazione di star lì a guarire magicamente. E la cosa bizzarra è che tutt’ora c’è gente che se vede un osso del genere preferisce farci un brodino piuttosto che infilarlo in un museo… tirandosi dietro la giusta rabbia di scienziati e storici. Oh e non dimentichiamo che, in virtù di questo, i dinosauri in cina sono chiamati “Konglong”, ovvero “drago terribile”. Sta cosa poi di aggiungere long alla fine dei nomi dei dinosauri se la sono portata appresso anche nell’era moderna, tanto che alcune delle specie di dinosauri autoctone della zona sono chiamati “meilong”, ovvero draghi dormienti.

L’affinità del drago con l’acqua arriverebbe, si suppone, dal ritrovamento di antichi resti di coccodrilli preistorici della zona, andando a trasporre l’abilità di coccodrilli e alligatori di percepire il cambio di pressione dell’aria e avvertire l’arrivo del maltempo, con la facoltà di portare la pioggia. Secondo altre fonti, l’origine del drago è da ricavarsi dalla fusione di diverse tribù, ognuna col proprio animale totemico, così da formarne uno che li comprendesse tutti. Ulteriori ipotesi potrebbero addirittura arrivare all’imperatore Giallo, Huangdi, che si divertiva ad arricchire il suo stemma serpentiforme con i pezzi degli animali sugli stemmi dei regni che conquistava.

Scehda riassuntiva (seria)

Regione: Asia
Habitat: Cielo
Mitologia: Orientale
Descrizione fisica:

  • Gigantesco serpente con 117 scaglie (86 positive e 31 negative);
    • Variante: scaglie da carpa;
  • Manto dorato;
  • Privo di ali;
    • Variante: ali da pipistrello;
  • Corna del cervo;
  • Baffi da pesce gatto;
  • Testa di coccodrillo;
    • Variante: testa di cammello;
  • Quattro zampe di pollo;
    • Variante: zampe da tigre con artigli dell’aquila o del falco;
  • Ha una grossa perla sotto al mento;
    • Variante: la perla è tra le corna;
    • Variante: la perla è sopra la testa;
  • Lungo fino a 100 km;
  • Variante: occhi da demone;
  • Variante: criniera da leone;
  • Variante: ventre di vongola;
    • Variante: pancia di tartaruga;
  • Variante: orecchie da vacca;
  • Variante: un’escrescenza in fronte (chimu) che gli permette di ascendere al cielo;
  • Variante zodiaco (non accreditata): corpo di serpente, baffi da topo, corna di bue, artigli della tigre, pancia del coniglio, zampe del cavallo, barba della capra, cresta del gallo, orecchie del cane, muso del maiale e arguzia della scimmia.

Caratteristiche:

  • Vola;
  • Si riproduce grazie alla perla visto che è da lì che nasce un nuovo cucciolo di drago;
  • Capace di evocare forti temporali;
  • Padre della civiltà e custode della vita;
  • In alcune varianti ascolta tramite le corna e non le orecchie;
  • La perla porta fortuna e abbondanza;
  • Capace di diventare grande quanto l’universo;
  • Capace di trasformarsi in un piccolo baco da seta;
  • Si trasforma in acqua;
  • Diventa invisibile;

Varianti etimologiche:

  • Long;
  • Loong;
  • Lung;
  • Le varianti dei nomi dei re Dragoni sono troppe;
  • Anche le varianti dei vari “long” sono troppe;

Fonti:

  • Troppe per elencarle tutte, anche perché sono tutte riferite a varianti specifiche del dragone.