Quanta roba a questo mondo si chiama Firebird? Son convinto che ci siano modelli di auto, moto, forse anche libri e videogame con questo nome e tutti prendono spunto da un fottuto uccello di fuoco. Potrebbe essere la Fenice, ma potrebbe essere anche qualcosa di più generico. Un generico uccello di fuoco, quindi, che probabilmente non ha nulla a che fare con il mostro mitologico di questo articolo e che comunque si, lo hanno chiamato davvero così: Firebird. Ok, magari non si chiama proprio così, anche perché il mito arriva dalla magica mitologia slava e non credo che lì fosse così diffuso l’inglese, ma è così che viene chiamato internazionalmente. Ci hanno pure scritto dei libri sopra, anche se non ho avuto modo di leggerli. Non tanto perché sono in inglese, quanto perché sono irrecuperabili. O meglio, non ho soldi per recuperarli.
Sommario
Guarda mamma, come una fenice!
Il mito del Firebird che è arrivato fino a noi lo descrive come un magico uccello luminescente, infuocato, proveniente da una terra lontana e capace di predire il futuro. Porta una sfiga abissale a chiunque provi a rapirlo. E si, capisco che sia bello avere un uccello di fuoco che ti svolazza in casa, ma come lo si prende? Cioè, è comunque di fuoco e non credo funzioni lanciargli contro una pokéball.
Viene inizialmente descritto come un grande uccello dal piumaggio sfolgorante, con colori luminosi che passano dal giallo, al rosso e all’arancione… avesse avuto anche il verde, avrebbe potuto fare il semaforo come secondo lavoro. Viene letteralmente descritto come un falò che arde al culmine della sua furia. Se una sua piuma viene staccata, questa continua a brillare, illuminando senza fatica un’intera stanza come una lampadina. Per fortuna si tratta di mitologia, altrimenti credo che l’Enel avrebbe iniziato il suo mercato allevando Firebird da cui staccare piume. Il mito ci dice che per fermare la luce di questa piuma, basta nasconderla; “E grazie al cazzo” dico io, mi sembra anche ovvio. Nonostante inizialmente venne descritto come un uccello di grandi dimensioni, nel corso del tempo nell’iconografia popolare divenne sempre più piccolo, fino ad avere la grandezza di un piccolo falco. Sempre dalle descrizioni sappiamo che ha una cresta sulla testa e degli “occhi” luminosi sulle piume della coda. Ho messo la parola occhi tra virgolette perché non erano dei veri e propri occhi, bensì delle decorazioni delle piume, come a lasciar intendere che avesse la coda simile a quella di un pavone. E ciò ricorda molto la Fenghuang cinese.
Come c’è da immaginarsi, il Firebird può essere collegato facilmente a tanti altri uccelli di fuoco, perché alla fine di bocca in bocca i miti si spargono e mutano fino a diventare entità a sé stanti che si differenziano anche molto dalla radice originale. Più o meno come il covid se ci fate caso. Stesso funzionamento. Ah no ok, dalla regia (che sono sempre io) mi dicono che le battute sul covid sono sorpassate. Scusate, errore mio. Per quel che riguarda il modo di vivere del Firebird, è sempre strettamente collegato alla fiaba in cui compare. Infatti tra le altre cose si credeva che mangiasse mele d’oro e volasse tutto il giorno con delle perle nel becco, che poi faceva cadere dal cielo nei campi dei contadini, permettendogli di scambiarle con beni e servizi per farli arrivare a fine mese. Per questo motivo alle volte era anche considerato un portatore di benessere e benevolenza.
In ultimo, sembra che fosse uno stronzo, in quanto non mostrava nessun segno di misericordia o di amicizia verso l’uomo, ma anzi era aggressivo e, comprensibilmente, voleva essere lasciato in pace. Ma noi esseri umani siamo scemi e visto che luccica, siamo ossessionati dal possederlo. Che bella l’umanità.

C'era una volta... ma no, non c'era. So tutte storie
Il motivo per cui sappiamo dell’esistenza del Firebird è perché è presente in un fracco di fiabe popolari dell’est Europa come premio luccicoso da recuperare per conto del re di turno. Ovviamente a recuperare il Firebird deve essere il protagonista, rigorosamente un maschio, bianco, caucasico ed eterossessuale e spesso lo fa per cercare di rimorchiare la figlia proprio di quel re.
Di tutte queste fiabe, io sono riuscito a trovarne solo un paio scavando un po’ nell’internet, ma bisogna tenere conto del fatto che, essendo fiabe, erano inizialmente tramandate per via orale e quindi ogni volta che la storia veniva raccontata, questo o quell’altro dettaglio, cambiavano. Ma il succo, in tutte queste storie, è più o meno sempre quello: eroe vuole qualcosa che solo un ricco nobile può dare (soldi, figlie, terreni, lettori cd e altri beni di uso comune dell’epoca); nobile chiede che gli venga portato il Firebird; Eroe parte per un viaggio assurdo per catturare l’uccello, ci riesce e torna dal nobile; il nobile a quel punto smolla la cosa che voleva l’eroe. E tutti vissero felici e contenti. Tranne le donne, che loro nell’antichità non avevano diritto di scelta e non potevano contraddire gli uomini. Loro vivono… e basta. Si spera felici e contente, ma lo sappiamo che non è mai andata così.
La prima di queste storie l’ho trovata direttamente su Wikipedia, mentre cercavo della bibliografia da consultare. Si intitola: “Tsarevich Ivan, the Firebird and the Gray Wolf” e fa parte di una raccolta di fiabe russe intitolata Russian Fairy Tales, scritta da un certo Alexander Afanasyev. E ora mi direte: “ma lì, su Wikipedia, ci sta solo un riassunto: buuuu fai schifo, non controlli le fonti”, etc… e io a quel punto vi risponderei: ne ho trovata una versione completa su Google Scholar, inutili capre ignoranti. Quindi ora state zitti e sorbitevi il MIO riassunto breve, ma intenso, della fiaba.
La fiaba di Tsarevich Ivan, il Firebird e il Lupo Grigio
Già dal titolo non partiamo proprio benissimo. Come quegli anime che già nella sigla ti spoilerano la trama, qui già nel titolo capiamo che ci sarà un lupo grigio, un Firebird e uno Tsarevich. Cosa sia uno Tsarevich? Beh, è il “nostro” protagonista (che potreste trovare in giro accreditato anche come Tsarevitch, con quella T piazzata in mezzo. Nella storia che ho letto io, non c’è).
C’era una volta uno zar di nome Vyslav che aveva tre figli: Tsarevich Dimitry, Tsarevich Vasily e Tsarevich Ivan. Oltre alla prole, lo zar vantava anche uno splendido giardino, il più bello del mondo (lo dice lui, quindi gli crediamo) nel quale crescevano le piante più rare e splendide che siano mai esistite. Tra tutte queste, la preferita del re era anche la più rara (ma in realtà unica): l’albero delle mele d’oro. Suddetto albero, come si può immaginare, produceva mele che erano di oro puro. Lo zar era particolarmente avido e particolarmente attaccato ai frutti dell’albero. Ogni mattina faceva contare le mele per assicurarsi che non ne mancasse mai una. Chiaramente, se la storia inizia è perché, una mattina, una delle mele mancava.
Dopo aver lanciato qualche bestemmione degno di un veneto ubriaco, lo zar indagò, scoprendo che durante la notte un uccello dalle piume dorate e luminescenti, con gli occhi di cristallo, era volato nel giardino e aveva rubato una mela. Incazzato abbestia per la cosa, ma ingolosito dal fatto che anche l’uccello fosse d’oro, il re chiamò a raccolta i due figli più grandi: Dimitry e Vasily sfidandoli a riportargli il Firebird vivo. Chi ci fosse riuscito sarebbe stato nominato suo erede e avrebbe avuto immediatamente in dono metà dell’impero.
Nelle successive due notti, a turno, i due fratelli fecero la guardia all’albero, ma si addormentarono e la mattina successiva un’ulteriore mela era sparita dall’albero. Fatta la figura di merda, i due presero i cavalli e partirono alla ricerca del Firebird, arrivando a un incrocio a tre strade sorvegliato da una roccia parlante. La roccia disse che prendendo la prima via avrebbero sofferto il freddo e la fame, prendendo la seconda sarebbero sopravvissuti, ma avrebbero perso il cavallo, mentre prendendo la terza sarebbero morti, ma il cavallo sarebbe sopravvissuto. Non sapendo cosa fare i fratelli si fermarono in una taverna nelle vicinanze lasciandosi andare ai vizi e all’ozio. Il terzo fratello, Ivan, dopo aver implorato il padre, prese un cavallo e arrivò all’incrocio. Scelse la seconda strada, ma un lupo grigio mangiò il cavallo, lasciandolo scappare vivo. Ivan camminò fino ad essere completamente esausto, ma arrivò il lupo grigio e si offrì di portarlo fino al giardino in cui viveva il Firebird. Il lupo lo avvertì di fare piano, di prendere solo l’uccello e non toccare la gabbia. Ma la gabbia era d’oro e Ivan era un pirla, quindi cercò di fottersi anche quella. Come risultato suonarono le campane di allarme e venne catturato.
Portato al cospetto del re, sapendo essere l’altro un principe, questi gli disse che se glielo avesse chiesto, gli avrebbe dato il Firebird senza problemi, ma visto il crimine decise di darlo solo in cambio di un cavallo dalla criniera d’oro. Si, in questa fiaba sono tutti fissati con le cose d’oro. Tornato dal lupo, Ivan ammise di essere scemo e si scusò. Il lupo lo portò allora alla stalla dove vi era il cavallo dalla criniera d’oro, ma lo avvertì di non toccare le briglie d’oro. Ancora una volta Ivan, che qui diventa proprio coglione, tocca le briglie, suona l’allarme e viene catturato.
Il re proprietario del cavallo gli disse che se glielo avesse chiesto glielo avrebbe donato, ma in quella situazione lo avrebbe ceduto solo in cambio di Helen la Bella, che lui avrebbe poi preso in moglie. Chiariamo che a suddetta Helen nessuno ha ancora detto niente e sta a vivere la vita beatamente a casa sua. Ivan tornò dal lupo, ammise di essere un coglione e la povera bestia decise di portarlo nel castello dove viveva Helen. Per evitare che facesse casini, fu il lupo ad entrare e a rapire la donna, portandola da Ivan.
Partirono per tornare al secondo castello al galoppo del lupo (fa tutto il lupo in questa fiaba. Abbiate profondo rispetto per lui) e nel tragitto si innamorarono. Arrivati al secondo castello, mentre Ivan stava per andare a consegnare Helen, scoppiò a piangere in quanto profondamente innamorato. A quel punto il lupo, mosso a compassione, prese le sembianze della principessa e si consegnò al re in cambio del cavallo. E così i due partirono al galoppo del cavallo con la criniera d’oro per tornare al primo castello. Nel frattempo il lupo riprese le sembianze originali e scappò via tornando da Ivan, che lasciò il cavallo a Helen per cavalcare il povero canide grigio. Capito il gioco, Ivan chiese al lupo di prendere le sembianze del cavallo per fare lo stesso trucco e tenersi pure l’equino. Il lupo, santo com’era, acconsentì e, preso il Firebird, tutto il gruppo tornò verso il castello dello zar.
Arrivati nel punto in cui il lupo aveva mangiato il cavallo, quest’ultimo abbandonò il party per tornare nella foresta. Ivan, Helen, il cavallo e il Firebird tornarono all’incrocio, dove trovarono i suoi due fratelli. Colpo di scena: i due bro uccisero Ivan e fecero sparire il corpo, poi minacciarono Helen di morte se non avesse mentito dicendo che erano stati loro a recuperare sia lei che le bestie. Tornati al castello il maggiore decise di sposare Helen, mentre il secondo si prese la metà del regno.
Nel frattempo il lupo trovò il corpo di Ivan e minacciò i due corvi che se lo stavano per becchettare che li avrebbe mangiati se non gli avessero portato l’acqua della morte. La brodaglia fece resuscitare Ivan, che insieme al lupo tornò al castello in tempo per fermare il matrimonio. In base alle versioni Dimitry e Vasily furono o resi schiavi o uccisi dal lupo, ma tutto finisce con Ivan che sposa Helen e vive con lei felice e contento.
Che fiaba del cazzo. Il lupo è il vero eroe e unico protagonista della storia, se fossi stato in lui avrei lasciato morto Ivan e sarei andato a sposare Helen. La cosa divertente di tutto ciò è che nelle varie traduzioni della storia in altre lingue diverse dall’est-europese (so benissimo che questa parola non esiste, ma io la uso lo stesso), il Firebird diventa un uccello magico, l’uccello della luce e addirittura un golden cassowary. Cosa sia un golden cassowary non ne avevo idea, ma dopo una veloce ricerca su google ho scoperto essere una specie di uccello della Nuova Guinea che prende il nome italiano di casuario. È tipo una gallina, ma più grossa e cattiva.
Vari studiosi di cui non cito i nomi perché già ci sono abbastanza consonanti in questo articolo, notano come esistano moltissime varianti di questa storia, ognuna che differisce per qualcosa e passano per diverse lingue, partendo dal russo fino ad arrivare al tedesco. Il succo però rimane lo stesso: il principe cerca un Firebird, un cavallo e una principessa, viene ucciso dai fratelli, ma rianimato dal lupo torna a casa e sposa la principessa. In una delle mille varianti il Firebird ha anche un nome proprio: Schar. Fatta eccezione per Ivan, i nomi degli altri personaggi alle volte cambiano in base alla variante della storia.
La fiaba appare anche nel Georgian Folktale Index con il titolo “The Prince and the Wolf”. Solo nella variante ucraina cambia anche il nome del principe, che diviene Mishko e non più Ivan. In compenso, in questa variante il lupo grigio diventa “the Iron Wolf”. Che non è realmente di ferro, ma credo faccia riferimento al colore del pelo. In tutta questa fiaba però, vi sarete resi conto che il Firebird non serve a nulla. Quindi vi siete sorbiti la storia così, tanto per cazzeggiare.
Ah un’ultima cosa: questa fiaba arrivò in tedeschia e poi in tutta Europa grazie ai fratelli Grimm, intitolata “L’uccello d’oro”.

La bella e il mago cattivo con la passione per l'uncinetto
Questa fiaba arriva da un’altra raccolta intitolata The Firebird and Other Russian Fairy Tales, ripresa poi in The Land of the Firebird: The Beauty of Old Russia. La fiaba racconta di una ragazza, Maryushka, che abita in un piccolo villaggio. Essendo la protagonista, come da stereotipo narrativo, la ragazza è bellissima, ingenua, tenera e modesta, ma anche orfana. Sembra però passarsela bene, perché già all’inizio della storia è riconosciuta per i suoi ricami fatti a mano e un sacco di mercanti la vorrebbero alle proprie dipendenze. Lei però rifiuta sempre perché non vuole abbandonare il suo villaggio.
Kaschei l’immortale, un potente mago malvagio, venne a sapere dei ricami fatti da Maryushka e decise di trasformarsi un bellissimo uaglione per andare a rimorchiarla. Kaschei, sarai anche un mago potente, ma sei molto insicuro di te stesso se hai bisogno di trasformarti in un pezzo di gnocco per rimorchiare. Oltretutto non sapevamo che i maghi malvagi avessero la passione per l’uncinetto. Ma soprattutto (questa è una domanda che mi assilla da quando ho iniziato a leggere la storia), Maryushka non è per caso la stessa cha viene sempre nominata in Camera Cafè da Paolo Bitta? Perché mi pare proprio che sia lei. Comunque, torniamo a noi.
Kaschei, vedendo l’arte della ragazza, si incazzò un casino, non potendo tollerare che una mortale facesse centrini più belli di quelli che aveva lui (giuro, non mi sto inventando niente), così le offrì di farla diventare la sua regina se avesse deciso di ricamare solo per lui, ma lei rifiutò, un po’ perché era scema, un po’ perché era fissata con il rimanere nel suo fottutissimo villaggio. Sentendosi ferito nei sentimenti, Kaschei trasformò la fanciulla in un Firebird e sé stesso in un falco nero, afferrandola con i suoi artigli per portarla via dal quel cumulo di capanne di fango e merda che lei chiamava villaggio. Disperata, la fanciulla-Firebird perse tutte le sue splendide piume dai colori arcobaleno e luminescenti, lasciandole cadere sul territorio del suo villaggio come ultimo gesto e morendo tra gli artigli del falco. Si, questa tipa si è spennata da sola. Le piume, magiche com’erano, rimasero intatte nel corso del tempo per onorare la bellezza e chi produceva bellezza per altri.
Sta fiaba non c’ha senso. Ma ehi, ha dentro un Firebird infilatoci a forza, quindi ecco che io la infilo a forza in questo articolo. Lieto di avervi fatto perdere altro tempo.
La fiaba del cavallo best personaggio
Come detto, le storie sul Firebird sono infinite; come le vie del signore, ma non sapendo quale signore. Con la prossima fiaba torniamo al primo libro citato: Russian Fairy Tales, intitolata “The Firebird and the Princess Vasilisa”. La narrazione si apre con un arciere reale a cavallo, impegnato in una battuta di caccia. Durante la cavalcata nota la piuma dorata di un Firebird e scende dal cavallo per andarla a prendere, convinto che, una volta consegnata al re, quest’ultimo gli avrebbe donato ricchezze e gloria. Il cavallo però sconsiglia al cacciatore di prendere la piuma, dicendo che gli avrebbe portato una sfiga bestiale (anche perché hai un fottuto cavallo parlante, che te ne fai di una piuma luminosa?). Ovviamente il cacciatore è scemo, non dà retta al cavallo e si prende la piuma. Prima di andare avanti c’è da precisare un paio di cose: la prima è che non ho trovato il nome dell’arciere, né del re in nessuna fonte. Viene accreditato come “l’arciere” e “il cacciatore” per tutta la storia; la seconda è che, come avrete ormai capito, gli animali in queste fiabe fanno cose e danno suggerimenti. Vorrei avere io animali così.
Tornando a noi, l’arciere torna dal re con la piuma. Tutto contento, il re minaccia di decapitare il cacciatore se questo non gli porta il Firebird. Piangendo l’uomo racconta tutto al cavallo, che gli dice di tornare dal re a chiedere cento sacchi di mais da piantare nei campi intorno al castello. Il mais viene piantato, il Firebird viene attirato dal pranzo, il cavallo arriva verso l’uccello e lo inchioda a terra pestandogli un’ala, dando il tempo al cacciatore di arrivare, legarlo e portarlo al re. In teoria, il ruolo del Firebird nella fiaba finisce qui e potremmo finire qui anche la fiaba.
Per chi invece è rimasto con la curiosità di sapere come va a finire: il re manda il cacciatore a prelevare (senza consenso) la principessa Vasilisa, che voleva sposare. Per inciso, la principessa dai capelli d’oro si trova a remare in mezzo a un lago, con un remo d’oro in una barca d’argento. Gli est-europesi erano fin troppo fissati con l’oro. Il cacciatore ubriaca la principessa, l’addormenta e la porta dal re. Questa quando si sveglia rifiuta di sposarsi senza il suo abito preferito, che sta in mezzo allo stesso lago, protetto da delle aragoste (Qui ci sarebbe un “WTF” grande quanto una casa, ma abbiamo visto di peggio in queste fiabe). L’abito viene recuperato dal cavallo, ma la principessa si lagna ancora e chiede che il cacciatore faccia il bagno nell’acqua rovente (morendo bollito in teoria). Quest’ultimo come al solito va a piangere dal cavallo che lo incanta e lo rende immune al calore meglio di Daenerys Targaryen. Si immerge, ma non solo ne esce illeso, ma anche bello come un modello e con la skill di figaggine al massimo. A quel punto il re, invidioso della bellezza del cacciatore, si immerge anche lui nell’acqua, ma muore bollito. L’arciere ha quindi campo libero per diventare re e cuccare con la principessa.

Insulti e sputi pieni di consonanti
Come tutte le bestie su questo sito, anche il Firebird ha una sfilza di nomi più lunga di tutto il Pokedex, quindi ecco una sezione dedicata a tutti i nomi che sto pennuto sbrilluccicoso ha ottenuto nel corso dei secoli.
Essendo roba slava, prende un’area geografica bella larga, partendo dalla Russia (e Bulgaria), dove è chiamato Zhar-ptitsa, passando per l’Ucraina, dove è conosciuto come Zhar-ptytsia. In serbo-croato e macedone lo chiamano Zar-ptica, mentre in Polonia prende il nome di Zar-ptak. Pták Ohnivák è la versione ceca, mentre quella slovacca si chiama Vták Ohnivák. Infine in Slovenia lo additano come Rajska o Zlata-ptica. Attenzione però a una cosa: nomi apparentemente identici cambiano per via di accenti messi un po’ alla cazzo per il nome, distribuiti come i collezionabili in un open world: sai che ci sono, ma non sai dove sono. Proprio per questo un nome come quello russo potrebbe avere una pronuncia totalmente diversa da quello bulgaro. Nell’indecisione, voi limitatevi a sputare ogni due consonanti e vedrete che il vostro interlocutore non si farà domande. Non sulla pronuncia quantomeno.
Il perché del Firebird
Essendo una creatura la cui origine mitologica risiede principalmente nelle fiabe, è facile immaginare come sia stata una figura ricorrente delle suddette, che magari in tempi successivi è finita con il diventare vera e propria mitologia. Ricordo sempre che queste fiabe, prima di essere trascritte, erano tramandate per via orale, quindi la cosa è effettivamente plausibile. Tuttavia queste sono tutte mie elucubrazioni e ipotesi. La verità è che, come per molti altri mostri mitologici, non si conosce bene la sua origine… se chiedessimo a un complottista qualunque, la sua risposta potrebbe sempre essere “hAnNo sTaTi gli aLiEnI”. Anche la sua rappresentazione come simbolo di benessere mi porta a pensare che sia principalmente una creatura mitologica di origini popolane, in quanto la possibilità che trovare un Firebird significasse svoltarsi la vita o almeno avere qualcosa da mangiare per qualche giorno, mi lascia immaginare che fosse più un simbolo di speranza, che di vera e propria ricchezza. Ma poi lo sappiamo, ognuno interpreta la situazione a modo proprio.