• Articolo pubblicato:10 Dicembre 2023
  • Categoria dell'articolo:Universi
  • Ultima modifica dell'articolo:4 Luglio 2024

Datemi retta per un momento e focalizzate questa immagine: siete un gruppo di sceneggiatori giapponesi alle prese con un nuovo progetto con lo scopo di rimettere in sesto la vostra società, evitare il fallimento e magari avere anche i soldi per mangiare. Vi viene in mente questa idea che sembra interessante, quindi la sceneggiate, la producete e siete lì lì per darle un nome; serve qualcosa di unico, che rimanga impresso nella gente, qualcosa impossibile da scordare. Ecco l’idea: chiameremo la serie “K”. Tutto il team approva. Ecco, in questa situazione sappiate che tutto il team non ne capisce un cazzo di marketing.

K, così come ogni altra lettera dell’alfabeto, è un pessimo titolo per qualsiasi cosa. Questo perché se lo cercate su Google, su Bing o nei cassonetti dell’indifferenziata, non troverete mai questa serie. E allora mi chiederete “come hai fatto a scoprire questo anime di cui nessuno ne conosceva l’esistenza?” beh… è colpa degli AMV su Youtube. Ne guardo tanti, mi fomentano e alcuni mi spingono a scoprire nuovi anime. K l’ho conosciuto così, mentre della gente si menava sul sottofondo di Sick of It degli Skillet.

Ogni anime per maschi che si rispetti (perché si, in Giappone sono sessisti e ci stanno anime per maschi e anime per femmine), anche K ha il suo tipo di energia spirituale. Se Dragon Ball ha l’aura, Hunter x Hunter il nen e Bleach il reiryoku, K ha il livello Weismann. Tanto per capirci, negli anime per femmine tutte queste manifestazioni sono sostituite dalla magia. La cosa vale tanto per anime di vecchia data come Sailor Moon, tanto per quelli più recenti come… come… boh, non saprei dire un anime per femmine recente. Tokyo Mew Mew è recente? A Certain Magical Index? Zero no Tsukaima? Mermaid Melody? Boh, non sono in target per questa roba (ma l’ho vista lo stesso).

Cosa cippa sia il livello Weismann è presto detto: si tratta di una sorta di potere spirituale/magico/telecinetico/boh che proviene dalla Tavola di Dresda, una gigantesca lastra di pietra indistruttibile che è piovuta dallo spazio, ovviamente in Giappone, eleggendo sette re (non si capisce con quale criterio) e dando loro sette poteri simili ma diversi, ognuno con un ruolo ben specifico. Questi re possono poi condividere il proprio potere con altre persone facendole entrare nel proprio clan, che prende il nome del colore che si sprigiona dall’uso del potere. I sette re sono: quello d’argento (nonché primo re e immortale), quello d’oro, quello rosso, quello blu, quello verde, quello grigio e quello incolore o nero.

Ognuno di questi poteri può essere sprigionato e manipolato per lanciare onde energetiche, far esplodere cose, attivarne altre e robe così. Apparentemente non sembrano avere differenze se non per il colore, ma solo con la visione di tutte le serie, i film e i correlati sono riuscito a raccapezzare una bozza sul wordbuilding di quest’opera. Il re d’argento è l’incarnazione stessa del potere della tavola. È il più forte di tutti, è immortale e può possedere i corpi della gente. Il re d’oro e il suo clan hanno invece il compito di custodire la tavola e proteggerla. Il re rosso incarna la distruzione, contrapponendosi al re blu che invece incarna la preservazione. Il re verde c’ha poteri di manipolazione, anche tecnologica, mentre il re grigio, apparso per poco, sembra abbia poteri di mimetismo. Il re incolore dovrebbe essere il più forte di tutti, ma in realtà non si capisce bene come funzioni, visto che è morto anni prima dello svolgimento della serie.

Detto ciò c’è da precisare anche che sto potere è tanto figo, quanto un’inculata pazzesca. Quando il re usa il suo potere, una gigantesca spada che tutti chiamano Tempio o Santuario, si crea a decine di metri d’altezza sopra la testa del povero pirla. Lo stato della spada rappresenta la forza di quel re: più la spada è logora, più il re si sta indebolendo. Quando il re esaurisce il suo potere, la spada gli precipita addosso, ammazzandolo malissimo insieme a tutto quello che gli stava intorno. Questa è chiamata in definitiva Spada di Damocle (che ai giapponesi piace un sacco la mitologia greca).

K Spade di damocle
Le spade di Damocle di vari re. Visto che stanno tutti nello stesso posto, se ne cade una, muoiono male tutti

Clan rosso

All’interno della serie i clan principali sono quello rosso e quello blu, costantemente in guerra tra loro. A capo del clan rosso c’è Suoh Mikoto, il terzo re rosso, vero protagonista indiscusso della serie, a capo di un gruppo di teppistelli di quartiere chiamato Homra, che ha sede in un bar. Letteralmente loro vivono in quel bar, con dei sacchi a pelo sul pavimento, lasciando il divano al re. Tuttavia quel divano è un sacco scomodo e non c’ha manco un cuscino. Considerando poi che nessuno entra nel bar a ordinare da bere, non si capisce come facciano questi a mantenere in piedi la baracca. Perché si, ho detto che sono teppisti di quartiere, armati di mazze e skateboard, ma non compiono nessun atto criminale. Neanche uno scippo a una vecchietta, niente proprio.

Suoh Mikoto è uno pseudo giovane adulto con evidenti problemi di depressione e di gestione della rabbia. È profondamente calmo, ma quando sbrocca distrugge tutto in preda alla follia. Fuma, proprio come tutti i bad guy giapponesi e non ha altri tratti caratteriali degni di nota.

Anna è la bambina che si è accollata a Mikoto. Il suo livello Weissman è bassissimo, ma ha l’abilità di spiare gli altri tramite delle perle. Vestita come una goth lolita in piena regola, non parla mai e sta continuamente attaccata ai pantaloni di Mikoto. Ovviamente è coccolata da tutto il gruppo. Il personaggio si evolve tra la prima e la seconda stagione, diventando un po’ più cazzuto, in seguito ad avvenimenti che non starò qui a spoilerare.

Misaki è l’ultimo personaggio del clan rosso di cui ricordo il nome. Ci sono diversi personaggi secondari, ma hanno tutti nomi molto simili e sinceramente li confondevo l’uno con l’altro, anche perché la personalizzazione fa abbastanza cagare. Misaki è un personaggio relativamente importante, ma si tratta in sostanza di un ragazzetto ignorante, armato di skateboard, molto impulsivo e quasi incapace di ragionare.

Clan blu

Reishi Munakata è il re blu, fondatore degli Scepter 4 (perché lui è il quarto re blu) ed è sostanzialmente a capo di una sorta di corpo di polizia per gente che ha potere Weismann. Gli Scepter 4 vanno in giro vestiti come guardie inglesi del 1800, armati di spada e, prima di fare qualsiasi cosa, devono urlare le loro anagrafiche e dire “pronto”, mettendosi in posizione di guardia. La spada poi comunque non la usano mai, ma fa comunque figo sfoderarla. Lui è il secchione della serie, armato di occhiali e ligio alle regole come quegli stronzi che entravano in classe anche quando tutti gli altri avevano deciso di non entrare. Bastardi infami, sappiate che siete delle merde.

Seri Awashima è la tettona di questo anime. Ogni anime per maschi ne ha almeno una e lei ricopre magistralmente questo ruolo vestendosi sempre scollata e facendo ondeggiare il seno a ogni occasione. Sarebbe la vice-capo degli Scepter 4, ma è del tutto inutile nel suo ruolo, dando giusto qualche ordine sparso quando il re non c’ha voglia di lavorare.

Fushimi è il terzo in comando degli Scepter 4. Ex membro degli Homra e amico-nemico di Misaki, nella serie farà lo sgherro anche dal clan verde, così, tanto per girarseli un po’ tutti. Fastidioso e rompipalle, mette in scena dei siparietti pseudo-comici di finte litigate con Misaki, molto simili a quelli di Zoro e Sanji in One Piece. I giapponesi trovano questi siparietti divertenti? Boh, immagino di si, altrimenti non mi spiego come mai tanti anime ne abbiano diversi.

K Clan rosso
Il clan rosso è l'unico ad essersi accollato una mocciosa. Serviva forse ad attirare il pubblico di amanti delle lolita? Nono

Clan verde

Tutta la tiritera sul clan verde viene fuori dalla seconda stagione. Si fanno chiamare Jungle e fondamentalmente il re verde, Hisui Nagare, è un paralitico che ha usato il suo potere per progettare un’app che permette a chiunque la scarichi di far parte della famigghia. Il clan è diviso in ranghi che partono dall’ultima lettera della parola Jungle (la E) e pian piano che si fanno le quest richieste, si sale di livello e si ottiene più potere. È praticamente un videogame in real life. Solo i membri di rango J possono avere accesso alla sala del re e interagire con lui.

Yukari è il più forte del clan verde, spadaccino nemico-amico di Kuroh e vecchio membro del clan incolore. Il suo tratto caratteriale è… che è forte. Oltre a questo è un personaggio tendenzialmente piatto, più piatto di molti altri.

Sukuna è il terzo in comando, un ragazzino che sembra una ragazzina armata di falce e patito di videogame. Se non fosse che è biondo, sarebbe il giapponese medio. È una sorta di hikikomori, ma senza una casa e tutto il suo linguaggio è riconducibile ai videogiochi. Monotono a livelli impressionanti.

Clan incolore e argento

Un tempo capeggiato da Miwa, questa sorta di guru che manteneva la pace tra i clan, l’incolore è un clan che non esiste più. Tolto il re, Yukari è passato ai verdi e Kuroh è l’unico rimasto che, volendo seguire le tracce del suo re, va in giro cercando qualcuno che possa diventare il nuovo re incolore. Come tutti gli altri, anche Kuroh non ha particolari tratti caratteriali, ma è uno spadaccino che manifesta il suo potere con una sorta di mano appiccicosa incolore che mi ricorda un sacco quella mano appiccicaticcia che trovavo nelle patatine da bambino. È accompagnato da Neko, una tizia-gatto che esiste solo per attirare gli appassionati di furry e che passa buona parte del suo tempo nuda (anche perché è proprio un gatto). Come ogni buon anime non-hentai che si rispetti, le sue grazie sono sempre coperte da qualcosa e lo spettatore non vedrà mai né un capezzolo, né nient’altro.

Yashiro Isana dovrebbe essere in teoria il protagonista della serie, ma praticamente lo spettatore lo ignora fin dal primo momento in quanto risulta un personaggio estremamente fastidioso. Anche lui non ha ancora deciso se è maschio o femmina, ma poco importa perché fin dalla prima scena vi chiederete: ma quando muore questo? Spoiler: mai. Quello che sto per scrivere, nella conclusione di questo paragrafo, è spoiler. Non leggete se non volete sapere le rivelazioni della trama, ma di cui devo parlare per dovere di recensione: Yashiro è in realtà il Weismann, il re d’argento. Infatti Weismann, che dà il nome all’energia della tavola Dresda che ha scoperto lui, ha il potere di impossessarsi dei corpi altrui, mettendo le radici in quello di sto povero pirla. Come potete dedurre dal nome stereotipato, Weismann è in realtà tedesco. Dettaglio di cui non frega nulla a nessuno, ma che mi piaceva dire.

K Personaggi clan
I personaggi più importanti dell'anime. Sono tutti re tranne uno... indovinate quale

Clan d'oro e grigio

Il clan d’oro era capeggiato da un re vecchio saggio stile Silente o Gandalf, occupato a custodire la tavola di Dresda e aveva sede in un gigantesco dirigibile che svolazza sopra la città. Lo conosciamo giusto nel momento in cui crepa di vecchiaia e del suo clan sappiamo solo che è composto da gente vestita con maschere di coniglio. Cercate il nome del re d’oro su Wikipedia se volete, non me lo ricordo.

Il clan grigio un tempo aveva il nome di Cathedral ed era capeggiato da un personaggio che vediamo assiduamente nella seconda stagione, ma di cui non sappiamo nulla. Anche qui: sto per fare spoiler. Io vi avverto, poi voi fate come volete. Cathedral, cattedrale in italiano non vi ricorda niente? Per tutta la seconda stagione il re verde è accompagnato da un prete, Iwafune che, indovinate un po’, è proprio il vecchio re grigio. Ovviamente si rivelerà solo all’ultimo, facendo un maxi reveal che passa quasi inosservato. Ritiratosi dopo aver visto la distruzione che può causare un re che muore male, è riuscito a salvare il re verde dalla morte quando quest’ultimo era ancora un bambinello, portandoselo poi dietro e facendogli da mentore. Sarebbe un pistolero, ma il suo potere è lo stesso di quello di Sailor Mercury: fare la nebbia. Che merda.

Conclusioni

La cosa assurda è che non c’è veramente nient’altro da dire su questa serie. Tolto il worldbuilding dei vari clan, la serie di per sé è molto scialba, da vedere solamente per vedere Mikoto sfondare tutto. Ecco, in quelle occasioni è molto interessante. K: Seven Stories è la terza serie, quasi antologica visto che racconta momenti diversi del passato dei vari personaggi, approfondendone di più il background. Il problema è che la narrazione in sé è quasi inesistente e solo nella seconda stagione si segue veramente una linea narrativa, che permette un po’ a tutti i personaggi di essere interessanti, nonostante soffrano tutti di un generale piattume.

Ora quindi mi direte: si, ma la consigli? No. O meglio: non mi è dispiaciuta tanto, ma non mi ha neanche fatto impazzire. È uno di quegli anime che ho visto proprio a tempo perso, quando stavo in macchina ad aspettare persone o quando proprio non c’avevo una sega da fare e avevo la voglia di vivere di un salmone che salta in bocca all’orso. Guardatela, se volete, ma non dite che non vi avevo avvisato.