• Articolo pubblicato:17 Aprile 2022
  • Categoria dell'articolo:mitologia ebraica / Serraglio
  • Ultima modifica dell'articolo:22 Giugno 2024

Non è un coccodrillo, non è una balena, non è un serpente, non è un drago… il Tannin sà solo ciò che non è. Tipo Balto, ma più malvagio e brutto e sicuramente meno coccoloso (anche con meno pulci in realtà). Il problema di questo mostro mitologico è che veramente nessuno ha ancora capito che cazzo sia. E non scherzo, ci sono mitologi che stanno ancora cercando di capirlo. Che poi che vita di merda deve essere se il tuo obbiettivo è quello di dare un’identità un po’ meno confusa a un coso che neanche esiste e che qualcuno millenni fa si è inventato? Una vita di disagio e frustrazione. Un like, una preghiera per un mitologo.

Trovare illustrazioni del Tannin è abbastanza difficile. Sto coso non se lo caga nessuno, quindi scusatemi ma per ora utilizzerò un brutto photoshop dell’illustrazione che ho trovato su Wikipedia. Abbiate pietà, non ho ancora i soldi per pagare qualcuno che curi delle illustrazioni originali per questo sito. Un like, una preghiera anche per me. Pregate che io diventi ricco.

Tutto ha origine da un’insieme di sei tavolette di argilla scritte da un certo Milkou-ilu, uno scriba di Ugarit. E che diavolo è Ugarit? Beh si tratta di un’antica città della Siria che, come tante altre, faceva parte del vecchio territorio di Canaan. Si, lo stesso territorio che viene fin troppe volte citato nella Bibbia. In queste tavolette scritte col magico linguaggio ugaritico cuneiforme, gli studiosi hanno scoperto la storia del Ciclo di Baal, ovvero l’ascesa del dio cananeatico Baal a re degli dei, con la sconfitta di Yam e Mot.

Tutta la storia di Baal è una sorta di metafora per il ciclo delle stagioni. All’interno delle tavolette Baal (dio della pioggia benigna… che in un posto dove fa caldo come la Siria, significa solo una cosa: vita) sconfigge Mot, dio della siccità e Yam, dio del mare del caos. La sconfitta di Yam simboleggia il ritorno all’ordine, mentre la sconfitta di Mot indica l’arrivo della stagione delle piogge. Si capisce da ciò che gli ugaritici avessero dei grossi problemi con l’acqua.

Durante lo scontro tra Baal e Yam, quest’ultimo richiama dalle acque un mostro marino, il Tannin, ovvero un grosso serpente d’acqua con due code. Ovviamente Baal, che è l’eroe della storia, pesta il serpentello con la stessa facilità con cui io mi fiondo a mangiare una pizza incustodita lasciata sul tavolo. E niente, le vere origini del Tannin finiscono qui.

Il serpente che divenne tutto e non divenne niente

Gli ebrei, nel creare la loro religione, hanno saccheggiato roba da altra gente, proprio come hanno fatto tutte le altre grandi religioni. Ad esempio i cristiani hanno retconnato gran parte della mitologia romana, che aveva fatto un remake di quella greca.

L’ebraismo, che non si discosta poi tanto dal cristianesimo, ha “preso spunto” (ovvero hanno palesemente copiato) da gran parte delle religioni nordafricane dell’epoca, tra cui anche gli ugaritici. Il Tannin è quindi entrato a far parte della Bibbia ebraica, diventando uno dei tanti mostri creati da Dio il quinto giorno della creazione. Che a Dio piace così: prima crea un popolo, poi crea un mostro che lo possa estinguere male. Ha senso. Appare quindi in diversi libri della Bibbia: il libro della Genesi, nell’Esodo, nel Deuteronomio, nei Salmi, nel libro di Giobbe, in quello di Ezechiele, di Isaia e in quello di Geremia.

Solo che qui non compare propriamente come Tannin, ma con il termine Tanninim, il suo plurale, a lasciar intendere che esistano più esemplari di questa bestiola confusa. Sempre all’interno della Bibbia ebraica, nel libro dell’Esodo il bastone di Aaron si trasforma in un Tannin, che in questo caso non è propriamente la creatura mitologica, ma più inteso come un serpente, più probabilmente un cobra. Perché il cobra fa tutto oggettivamente più figo. Quelli del Cobra Kai ne sanno qualcosa.

Nel libro di Geremia, il Tannin appare come simbolo del re babilonese Nebuchadnezzar II, dove lo si paragona al mostro mitologico. Ovviamente non nel senso letterale, ma più per la sua perfidia. Che quando sei re, l’ebbrezza di potere è dietro l’angolo ed è un attimo che ti girano i cinque minuti e decidi di radere al suolo una città.

Una confusione mostruosa

Da qui partono i traumi per il povero Tannin in quanto il suo nome inizia ad essere associato prima ai serpenti, per poi arrivare anche a indicare i draghi marini. All’interno della traduzione della Bibbia di re Giacomo, Tannin viene utilizzato invece per indicare le balene.

E giusto per non farci mancare nulla, nell’ebraico moderno viene utilizzato per riferirsi ai coccodrilli. Insomma, l’unica cosa su cui tutti vanno d’accordo è che ha l’aspetto serpentiforme ed è in qualche modo legato all’acqua, tutto qui.

In base alla traduzione della Strong’s Exhaustive Concordance of the Bible, è possibile trovare il termine Tannin tradotto anche come sciacallo oltre che mostro marino. Perché si, dire sciacallo o mostro marino per questi tizi è come dire la stessa cosa. Mah. Vabbè dai, diciamo le cose come stanno: in realtà la confusione appare perché il termine Tannim, che significa sciacallo, è molto simile a Tannin e, nel corsivo brutto che avevano all’epoca, confondere una N con una M non era poi così difficile. Capiamoli e vogliamoli bene: alla fine in gran parte erano analfabeti.

In realtà, a seguito di numerosi studi su tante versioni della Bibbia ebraica, si può arrivare a dedurre che il termine Tanninim sia utilizzato per indicare più genericamente tutte quelle creature marine “mostruose”. Dove per mostruoso si intende solo che sono giganti o pericolose. Quindi può intendere allo stesso modo balene, coccodrilli, serpenti marini, ma anche roba mitologica come il Leviatano. Nonché tanta altra gente che sarà in futuro utilizzata per farci delle brutte borsette.

Il perché del Tannin

Perché sia nato il Tannin mi sembra abbastanza ovvio: era un espediente narrativo, utilizzato dallo scriba ugaritico per aggiungere quella difficoltà in più ed esaltare l’eroismo di Baal. Il buon Milkou-ilu non si è neanche sprecato tanto: a servire il dio del mare non può che essere un mostro marino, che di mostruoso ha… una coda in più. Mamma che paura, “ci stiamo cagando sotto” (cit.).

Gli ebraici lo hanno poi trasposto senza dare troppa importanza alla fonte principale e se lo sono rigirato come meglio li serviva, utilizzandolo come termine jolly per indicare un po’ tutti i mostri marini, quindi non è che ci sia stata una vera e propria evoluzione della creatura.