• Articolo pubblicato:18 Gennaio 2021
  • Categoria dell'articolo:Universi
  • Ultima modifica dell'articolo:4 Luglio 2024

Mai delle seghe mentali sono state rese così entusiasmanti come in Death Note. Una fenomenale lotta tra il bene e il male, dove si tifa per il male e si aspetta la nascita del dio di un nuovo mondo (quanto vorrei essere io… sarei un dio buono e giusto che lancia catastrofi a caso per divertimento).

Dell’universo di Death Note non ci sarebbe neanche tantissimo da dire, più che altro a fare tutto sono i personaggi e l’intreccio che si viene a creare nella trama. Alla fine l’universo è lo stesso in cui abitiamo noi, ma fermo ai primi anni del 2000, quando le musicassette erano il mezzo principale di registrazione e i giapponesi non avevano ancora scoperto la voglia di vivere. Si, perché qui invece di voglia di morire ce ne sta tanta e viene subito accontentata.

Sarebbe un universo del tutto uguale al nostro se non fosse per la presenza degli Shinigami, gli dei della morte. Si tratta in sostanza di creature immateriali, rappresentati come dei cadaveri svolazzanti con dei problemi, che abitano Il Regno degli Shinigami (non c’hanno molta fantasia, perdonateli) e dall’alto dei cieli guardano il mondo degli umani con schifo al solo scopo di ucciderli per rubarne gli anni di vita, anche grazie al potere che permette di vedere i dati anagrafici delle vittime e sapere quanti anni di vita li rimangono.

Gli Shinigami sono asessuati, benché comunque abbiano nomi maschili e femminili e possano innamorarsi. Non avendo organi riproduttivi però, non si possono accoppiare e quindi i nuovi Shinigami sbucano fuori così, dal nulla, senza una ragione specifica. Peraltro con forme veramente strane. Seppur non abbiano bisogno di mangiare, hanno tutti una passione spasmodica per le mele, che per loro sono come la ddddroga e ne diventano dipendenti con la stessa velocità con cui io chiedo una seconda fetta di pizza. E una terza. E una quarta. E via così finché non muoio pure io di crepacuore, ma senza essere stato scritto sul quaderno di nessuno.

Pare tuttavia che si possano innamorare degli umani. Se uno shinigami si innamora di un umano e gli salva la vita utilizzando il Death Note, questo si polverizza e regala tutti i suoi anni di vita all’umano che ha salvato.

Sono comandati dal Re degli Shinigami, una sorta di dio maggiore che potrebbe essere anche il loro padre e che detta le regole con cui il Death Note deve funzionare.

Light con Death Note
Ehi ti va un po' di scrivere un po' di nomi? Solo io e te...

Death Note: guarda come scrivo bene il tuo nome!

Ogni Shinigami nasce equipaggiato con un Death Note, ovvero un quadernino degli appunti magico che uccide la gente. Come? Beh, basta scrivere il nome del povero malcapitato e quello muore d’infarto nel giro di 40 secondi, regalando allo shinigami tutti gli anni che gli erano rimasti da vivere.

In realtà al disgraziato di turno si possono far compiere anche delle azioni prima di morire (niente di impossibile tipo volare o teletrasportarsi), dimostrando che sto quaderno magico controlla non solo la vita, ma anche la mente, spingendovi magari a rivelare tutti i vostri più reconditi segreti prima di farvi morire male.

Le istruzioni sull’uso del Death Note sono scritte comodamente sulla seconda e terza di copertina dello stesso, comodamente tradotte in inglese e nelle quali si specifica più volte che lo shinigami non sa un cazzo. Si, è inutile chiedere a lui, specialmente se si tratta di Ryuk.

Quando non c’hanno niente da fare, gli shinigami lanciano il loro Death Note nel mondo degli umani, sperando che uno di loro lo raccolga e decida di utilizzarlo. Un umano che scrive sul Death Note alla morte non andrà né in Paradiso, né all’Inferno, ma in una sorta di nulla assoluto chiamato Mu.

Scambi poco vantaggiosi

Ora, nonostante l’inglese sia la lingua più diffusa sul pianeta, per fortuna nessuno shinigami lo ha mai lanciato in Italia, perché con l’analfabetismo funzionale che abbiamo qui, probabilmente lo avrebbero bruciato nel camino o ne avrebbero strappato le pagine per rollarsi due canne.

Quando un umano entra in possesso del quaderno, entra in contatto con lo shinigami proprietario e questo non potrà mai lasciarlo finché l’umano deterrà la proprietà del Death Note. Quindi significa che andando in bagno, facendo sesso, guardando un film o masturbandovi davanti a un porno, avrete sempre alle spalle uno shinigami che vi guarda e vi giudica. In cambio però potete ammazzare quelli che vi stanno sulle palle, a patto di conoscerne il nome e il volto. Si, perché non basta sapere solo il nome della persona che volete ammazzare, ma dovete averne in mente il volto mentre scrivete il nome.

Visto che conoscere il nome e il volto di qualcuno all’epoca era un po’ complicato (non era ancora stato inventato Facebook), gli shinigami proponevano lo scambio degli occhi, un’offertona speciale solo per oggi in cui dimezzando la propria durata vitale, l’umano otteneva lo stesso potere degli shinigami. Poi hanno inventato i social, ma non ditelo agli dei della morte che altrimenti li si rovina il mercato.

L regge cellulare Death Note
L che regge con schifo un cellulare. D'altronde è un modello vecchio e non è zuccherato... bleah!

Quelli che muoiono male

Light Yagami è il protagonista della storia. Un ragazzo annoiato, totalmente privo di problemi di qualsiasi tipo, con la sindrome del dio. Super intelligente, ricco, con una famiglia amorevole, bello come solo un giapponese sà essere e completamente sano, passa le sue giornate da solo nella sua cameretta a non fare un cazzo. Ovviamente appena gli passa il Death Note per le mani, ci mette poco a sterminare metà della popolazione carceraria del paese. La sua ambizione è quella di diventare il dio di un nuovo mondo, dove regnare senza preoccuparsi dei criminali. Ucciderà con lo pseudonimo di Kira, affibbiatogli dalle tv di tutto il mondo.

L è l’antagonista, un ragazzo anemico con problemi di postura la cui dieta sembra essere composta solo da zuccheri. È il miglior detective del mondo, anche più bravo di Conan e della signora Fletcher, e viene ingaggiato per sgamare Kira e arrestarlo. Cresciuto in un orfanotrofio inglese da Watari, il suo vero nome è sconosciuto. Cosa abbastanza scomoda per Kira, che così non può ammazzarlo. “E uffa non è giusto, non si gioca così. Mamma, L non vuole farsi ammazzare e io non gioco più“. Queste le dure parole di Light.

Misa Amane è un’altra proprietaria di un quaderno, una modella svampita e stupida come un mattone, già innamorata di Kira anche se non l’ha mai visto prima. Una fangirl praticamente, nonché una pessima imitatrice. Si veste con abiti così gotici da sembrare una cattedrale ambulante, con crocifissi, foto di Madonne e altre robe cristiane che gli arredano casa.

Ryuk è lo shinigami di Light, una sorta di mostro di Frankenstain vestito per halloween, con tanto di alette da pipistrello sulle spalle. Ha lanciato il suo quaderno nel mondo degli umani per noia ed è stupefatto e divertito da come Light lo abbia imparato ad utilizzare. Egoista e drogato di mele, Ryuk osserva la vita di Light come fosse la sua serie Netflix personale, ma senza pagare l’abbonamento.

Rem è lo shinigami di Misa, tendenzialmente femmina, è innamorata di Misa e per questo le ha dato il suo quaderno. Sembra lo scheletro di una che una volta aveva problemi di peso. Grossi problemi.

Piccola menzione per Soichiro Yagami, capo della squadra che sta indagando su Kira ed esperto nel fare la faccia sorpresa ogni volta che L apre bocca, nonché padre di Light. È accompagnato da Matsuda, una specie di stagista esperto nel palesare l’ovvio e che serve per costringere gli altri personaggi a spiegare le varie deduzioni a cui arrivano senza far sentire noi spettatori/lettori dei deficienti.

Si, i personaggi importanti sarebbero anche finiti, ma non mi sono dimenticato di Near e Mello, due detective cresciuti nello stesso orfanotrofio di L, rispettivamente ossessionati dai giocattoli e dal cioccolato. Quantomeno si muovono più di L. Mello sicuramente, forse avrei dei dubbi su Near, che si sposta solo per muovere delle macchinine.

Conclusione

La storia è qualcosa di eccezionale, cade un po’ nella seconda parte, ma è comunque incredibilmente bella e priva di tutti quegli stereotipi giapponesi che vediamo ogni volta che ci approcciamo a un anime o a un manga. Niente sangue dal naso, non si deve urlare nomi di tecniche, non ci sono trasformazioni e non ci sono faccine strane volutamente storpiate per diventare emoticon da manga. C’è però una certa enfasi nel mangiare patatine.

Nonostante sia ricolmo di quaderni magici e shinigami, Death Note è stranamente realistico e verosimile. Alla fine Kira siamo noi, è quello che ognuno di noi diventerebbe con in mano un Death Note. E forse è proprio per questo che ha avuto un successo fenomenale non solo in Giappone, ma anche nel resto del mondo.