Sommario
Tutto quello che si sa sull'Hafgufa
Secondo il mito l’Hafgufa è un pesce-isola di grosse dimensioni che abita nel mare della Groenlandia. Viene descritto come un’isoletta spoglia o un agglomerato di scogli e si racconta che abitasse in solo due punti del mare, poichè era stato avvistato in entrambi contemporaneamente.
Visto che non ne erano stati avvistati altri esemplari, se ne dedusse che fosse sterile. Probabilmente troppo lento per muoversi, o addirittura immobile, l’Hafgufa per nutrirsi ruttava grossi agglomerati di cibo per pesci che, appena arrivavano vicino a lui, venivano risucchiati all’interno.
Ogni suo rutto causava l’emissione di gas denso, una sorta di nebbia, che darebbe il nome alla creatura. In lingua norrena infatti “Haf” significa mare e “gufa” significa nebbia.
Secondo la mitologia sarebbe la madre di tutti gli altri mostri marini, nutrendosi di pesci, navi, uomini, balene e qualunque altra cosa si aggiri per mare. Fosse realmente esistente, ai giorni nostri sarebbe una discarica di plastica, probabilmente.
Il suo corpo ha la forma di un gigantesco pesce o balena, con il dorso ricoperto di speroni di roccia e terra. Vive costantemente sul pelo dell’acqua, permettendo al dorso di emergere (venendo confuso con un’isola), mentre tutto il resto rimane immerso sott’acqua. Si nutre principalmente di notte, quando si abbassa la marea, permettendo anche alla bocca di emergere e fare il suo famoso rutto.
Fonti impronunciabili
Seppur sia uno dei mostri marini più importanti, dell’Hafgufa si parla poco anche tra i norreni. Il Konungs skuggsjá, un vecchissimo testo norreno risalente al 1200, il cui titolo è così complicato da leggere che probabilmente ci permetterà di evocare qualcosa da un’altra dimensione, lo descrive tramite le parole di un re che mette in guardia dalla sua presenza e che accenna alla sua sterilità con un banale “altrimenti il mare sarebbe pieno di quelle creature.”
Un’altra fonte norrena è la saga di Örvar-Odds, l’arciere. Si, per una volta l’arciere è il protagonista e non una banalissima spalla comica. Se nei media americani è sempre il guerriero che soffre di protagonismo e vuole essere al centro dell’attenzione, qui comanda chi spara da lontano.
In quest’opera l’Hafgufa viene incontrato dall’equipaggio della nave di Orvar-Odds durante la traversata del Mare di Groenlandia. A riconoscerla subito è il capitano, che approfitta del momento migliore per passarle direttamente sopra, ma evitare le sue fauci.
A partire dal 1600, la figura dell’Hafgufa inizia a scomparire, venendo sempre più spesso associata al Kraken fino a non esser più neanche citata. Prima di svanire nel nulla però, il poeta Anningait la cita nella sua poesia d’amore. A causare la scomparsa della leggenda sono stati molto probabilmente William Blackwood e Laurence Larson, che iniziarono a sostenere che la bestia citata nelle due opere qui sopra, altro non sia ciò che loro conoscevano come Kraken.
Perché esisteva l'Hafgufa
Il mito dell’Hafgufa nasce molto probabilmente per dare forma a uno dei timori più reali per un marinaio norreno: schiantarsi con la nave contro gli scogli. Se becchi uno scoglio, la nave si scassa e affonda, è così da millenni e ancora oggi succede. Un esempio recente è la Costa Concordia, che ha decorato la costa italiana per qualche anno come relitto.
Il fatto che si cibi di notte, con la bassa marea e ruttando, lo si può ricollegare sempre ai suddetti scogli o lembi di roccia, che affiorando dall’acqua avvolti dalla nebbia dovuta all’umidità, risultano praticamente invisibili per una nave che naviga nell’oscurità. E con la bassa marea la possibilità di finire contro uno scoglio di quel tipo, aumenta notevolmente.