L’Araba Fenice, o meglio la fenice occidentale, appare nella massoneria, nell’astronomia, in film, serie TV, anime, alchimia, libri e tanta altra roba. Ma qual è la sua storia? Ora è venuto il momento di scoprirlo! … … si può creare un’introduzione più scontata e noiosa di questa? Boh, posso provarci. Ma generalmente fallisco in quello che faccio, quindi potrei farne una più interessante, ma sono anche pigro, quindi sticazzi.
Sommario
Fenice occidentale? Che è questo razzismo?!
Il mito di un gigantesco uccello di fuoco capace di risorgere si è originato tanto in occidente, quanto in oriente, ben prima della nascita di Rocco Siffredi e del suo personalissimo uccello infuocato. Iniziamo quindi a fare un distinguo tra l’araba fenice e la fenice comune cinese, che a loro volta si differenziano da Suzaku, uno dei tanti nomi del Si Ling del sud nella cultura cinese.
Chi se l'è inventata sta roba?
I primi a dare forma alla fenice furono gli egizi, probabilmente colti da allucinazioni dovute al caldo. Tutto nasce dal Bennu, un airone mitologico simbolo di morte e resurrezione, adornato da piume blu e associato alle acque del Nilo da cui risorge. Perché vi sto dicendo questo? Come diceva Topolino: “Tranquilli bambini, ci tornerà utile più tardi”.
Spiazzati? Niente fuoco, nessun rapace, piumaggio blu e… acqua! E come siamo arrivati al mito che conosciamo oggi? Beh in realtà una versione del mito vedeva il Bennu anticamente rappresentato come un passero rosso e solo successivamente come un airone cinerino.
Gli storici concordano sul fatto che la fenice fosse una totale invenzione dei seguaci di Ra, ispirata probabilmente a un ibis, un airone rosso o proprio a un airone cinerino.
Che poi, diciamocelo, il motivo per cui i seguaci di Ra hanno inventato la fenice, altro non è che semplice marketing. Creare una mascotte per pubblicizzare qualcosa, funziona tanto oggi quanto nell’antichità. “Ti piace il nostro uccello di fuoco? Vieni a venerare Ra anche tu!”

Phoenicis: i greci in erasmus in Egitto!
E quando hai una delle spiagge più grandi del mondo a due passi da casa, non te la fai una capatina al mare? Questo è sicuramente ciò che hanno pensato i greci che, con il loro arrivo tra le sabbie del deserto, hanno iniziato a inglobare nella loro mitologia anche molte caratteristiche di quella egizia. In poche parole è come se, di ritorno dall’Egitto, i greci si fossero portati dietro un’espansione o un DLC della mitologia egizia, ma ripensata in chiave greca. Freebooting o ispirazione?
L’approdo dei greci in terra Egizia comporta l’arrivo del nome che noi tutti conosciamo: “phoenicis”, ovvero “rosso porpora”, probabilmente ispirato dagli abiti dei Fenici, che appunto vestivano di quel colore, ma potrebbe derivare anche da una delle pronunce del Bennu. A battezzarla in questo modo fu Erodoto, uno storico greco che aveva come unico scopo di vita quello di far studiare di più gli studenti del classico.
Erodoto, tornato in patria dopo l’erasmus, talmente abbronzato che Carlo Conti spostati che non sei nessuno, iniziò a raccontare il mito della fenice: una gigantesca aquila dal piumaggio cangiante dal dorato al rosso fuoco, con una lunga coda simile a quella di un pavone, gli occhi blu come degli zaffiri e con la facoltà di sprigionare luce solare. Nessuno sa che droga avesse assunto, ma son convinto che almeno metà di voi vorrebbe provarla.

Il mito greco, ma in Egitto!
Di voce in voce, da persona a persona, il mito iniziò a essere tramandato, anche se Erodoto stesso affermava di essere titubante sull’esistenza della fenice. D’altronde ricordiamoci che non capiva un cazzo di egiziano e leggere i geroglifici era più difficile dei rebus sulla settimana enigmistica. Ma il mito andò formandosi e la fenice assunse i suoi lineamenti da rapace, sicuramente più familiari ai greci rispetto a quelli di un airone, che non sapevano cosa fosse.
Il mito narra che la fenice vivesse per 500 anni e che, quando sentiva la morte arrivare, costruisse un nido a forma di uovo sulla cima di una palma intrecciando piante balsamiche e fronde di quercia. Quando era pronta si sistemava all’interno del nido e lasciava che i raggi solari la incendiassero, carbonizzandola completamente. Dalle sue ceneri emergeva poi un piccolo verme che in tre giorni raggiungeva nuovamente lo stato di fenice adulta.
Cresciuta abbastanza infagottava il nido con le sue ceneri e lo trasportava a Eliopoli, la città egiziana con il tempio del sole, per lasciarle sull’altare come offerta al dio Ra. Nel compiere questo viaggio, Erodoto diceva che la fenice attraversasse tutta l’Arabia e per questo prese il nome di Araba Fenice.

Un mito, mille versioni
Come ogni mito che si rispetti, anche quello della fenice ha delle varianti. Nelle Metamorfosi di Ovidio ad esempio si dice che si nutrisse di erbe profumate così che, bruciando, potesse sprigionare un odore meraviglioso.
Nell’Apocalisse di Beruc invece si fa riferimento alla fenice come di un uccello grande quanto nove montagne, che segue il sole lungo tutto il suo cammino per fornire all’umanità una protezione dai raggi solari, che altrimenti sarebbero stati letali. Insomma una sorta di protezione 50+ ma non come pomata. Al tramonto la fenice si sarebbe stesa all’orizzonte, stremata, per riposarsi prima di tornare al lavoro il giorno dopo. Nessun giorno di ferie per lei, che in questa versione del mito altro non è che una personificazione della luce solare e del tramonto.
Durante il periodo greco-romano, il mito variò anche la durata vitale della fenice, passando dai 500 anni di Erodoto, ai 540, fino ad arrivare a 1000 o addirittura a 1461. La durata della vita della fenice varia quindi al variare di quello che era chiamato il Grande Anno, ovvero il periodo di tempo che la volta celeste impiegava per ritornare alla sua posizione originale. Ciò la trasforma nel simbolo del rinnovamento dell’universo.

La politica bullizza la fenice
I politici, abituati a sfruttare ogni escamotage per ottenere voti e consenso, credete seriamente che si sarebbero lasciati scappare la possibilità di fregare il popolino quando questo crede fermamente in qualcosa che non esiste? Ovviamente no.
Durante il regno dell’imperatore Claudio, una fenice venne esposta a Roma, durante un comizio, ma già all’epoca si sospettava che fosse un falso (“non so Rick, mi sembra falso”, pare che sia stata una celebre frase di un romano lì presente). Ogni nuovo regno segnava la distruzione del precedente e la rinascita del nuovo e questo ogni nuovo imperatore ci teneva a sottolinearlo, cercando di appropriarsi della simbologia della fenice e legarla alla sua figura. Che paraculi, come i politici di oggi.
Da quel momento in poi la fenice iniziò ad apparire sulle monete, come un airone con la corona solare su un globo (ricordando il Bennu). La stessa illustrazione venne utilizzata anche da Costantino per coniare dei medaglioni in bronzo per il ventesimo anniversario del suo regno.
La regina Elisabetta I la scelse come suo animale preferito e la fece raffigurare sulle monete inglesi del 1600. Se la fenice fosse anche il simbolo dell’attuale Elisabetta II, avremmo spiegato il segreto della sua lunga vita: arriverà a 500 anni per poi prendere fuoco direttamente sul trono. Sarebbe uno spettacolo a cui non vorrei mancare… chissà com’è un uovo di regina. Ma tornando alla sua antenata, Elisabetta I era così affascinata dalla fenice che si fece rappresentare con essa in uno dei ritratti, il “Phoenix Portrait” e fece coniare una medaglia che prese il nome di Phoenix Badge. In Inghilterra la fenice divenne il simbolo della continuità di una dinastia trasmessa attraverso le donne.
Anche molti re francesi non si fecero scappare la possibilità di essere fenici, tra cui Enrico III, Enrico IV e Luigi XIII, soprannominato “la piccola fenice” (cringe). Ritroviamo la fenice anche nel regno di Carlo III di Borbone e di suo figlio Ferdinando IV, re delle Due Sicilie, ritraendola su diverse monete dal 1734 fino alla fine del secolo.

Una fenice per Gesù
Come la politica, anche la religione ha fatto largo uso della fenice. E c’era da aspettarselo… se non sono i religiosi i migliori a spacciare per vere delle storie inventate, chi altri potrebbe farlo? La sua figura venne infatti ricondotta a Gesù in quanto entrambi avevano l’abitudine di resuscitare dopo tre giorni e, all’interno di testi biblici come il Sermone su Maria, appare diverse volte. Tra le sue comparsate la troviamo durante l’assassinio di Abele, durante la fuga dei cristiani dall’Egitto e alla nascita di Gesù a Betlemme. Praticamente è come quel telespettatore che fa zapping durante un film e assiste giusto a qualche scena chiave, non capendo una sega di quello che vede, né della storia, ma sentendosi libero di andare in giro a screditare il film perché non lo ha trovato coerente.
Bestiari fantastici e dove trovarli
Dal primo bestiario, Il Fisiologo, fino all’Encyclopedia Britannica, il mito della fenice viene raccontato più e più volte, con piccole modifiche. Proprio nel Fisiologo viene detto che la fenice sarebbe indiana e che facesse il nido sugli alberi del Libano per poi profumarsi le ali e volare verso il tempio di Eliopoli, in cui il sacerdote, sapendo del suo arrivo, avrebbe preparato una piccola pira sull’altare. La fenice si sarebbe così sistemata tra i rametti per prendere fuoco e il sacerdote per tre giorni sarebbe ritornato al tempio per osservarla (e questo si chiama vouyerismo). Il primo giorno avrebbe visto un vermicello profumato, il secondo un piccolo uccellino e il terzo una fenice adulta.
Fenicologia: la facoltà che vorresti
La fenicologia, o scienza fenicologica, è una branca che studiava la fenice in tutte le sue apparizioni e significati. Più o meno come sto facendo io in questo articolo, ma meglio. Tuttavia era (neanche tanto) diffusa nel 1600, non c’era internet e le informazioni viaggiavano di bocca in bocca con la stessa credibilità con cui oggi viaggiano sui post di facebook nei gruppi di complottari. Pare che comunque anche nell’antichità si divertissero a prendere per culo i complottisti, specialmente quelli di Facebook.

La simbologia che non vi aspettavate
In alchimia la fenice rappresenta la natura grezza, la vita eterna e la purificazione. Qui viene intesa anche come “tintura d’oro” e quindi associata alla Pietra Filosofale.
In letteratura assume invece il significato di amore passionale, un amore così forte da morire per esso, ardendo letteralmente tra le sue fiamme. Fanno riferimento a lei poeti come Dante Alighieri quando parla di Beatrice, ma anche Petrarca quando si riferisce a Laura (two friendzone is meglio che one!), fino ad arrivare a Shakespeare, che la cita in un poemetto come la perfetta unione di due amanti (che poi muoiono. Shakespeare doveva essere un antenato di George R.R. Martin) in “The Phoenix and the Turtle“.
Solo durante l’età barocca il simbolismo si evolve ancora per assumere il significato di unione di due contrari (vita/morte).
Nel 1700 la troviamo anche nella massoneria. In Particolare negli Alti Gradi, per raggiungere il grado XVIII, veniva utilizzata la fenice in quanto il novizio moriva nel suo vecchio grado per rinascere in un nuovo livello di spiritualità.
In astronomia esiste la sua costellazione, nota principalmente per aver ispirato la creazione del cavaliere dello zodiaco più cazzuto di tutta la saga. Le stelle principali di questa costellazione sono tre e si chiamano tutte e tre Phoenicis, differenziate dalla lettera greca che le segue (alfa, beta, gamma).
Il perché della Fenice
Ok, una volta visto come si è arrivati a una fottuta aquila di fuoco, direi che è il caso di farsi la fatidica domanda: perché esiste la Fenice? Beh sostanzialmente credo nasca tutto dal bisogno di rendere concreti dei concetti, affinché il popolino li possa comprendere facilmente. Non è che siamo tutti studiati e possiamo concepire facilmente cose astratte come il rinnovamento o la passione. Abbiamo bisogno di figure che ce le richiamino velocemente alla mente. Si parla di amore e si pensa al cuore; si parla di guerra e si pensa a un carroarmato; parli di rinnovamento e, nell’antichità si pensava alla Fenice.
La vita eterna, la reincarnazione, il rinnovamento, la passione ardente, il tramonto, la resurrezione… la Fenice è tutto questo. Come le caramelle tutti i gusti +1, ma senza il gusto cerume.