• Articolo pubblicato:1 Febbraio 2022
  • Categoria dell'articolo:Mitologia egizia
  • Ultima modifica dell'articolo:1 Febbraio 2022

Gli antichi egizi erano gente strana. Non tanto perché fossero fissati con le immagini di profilo almeno quanto mia zia dopo aver scoperto Facebook, ma più che altro perché adoravano mettere cappelli in testa a chiunque. E i loro animali mitologici non facevano differenza. Se ci fate caso, la mitologia egizia è come League of Legends: è free to play, ma ci spenderete milioni lo stesso, solo per comprare il cappello buffo all’eroe di turno. E si, gli egiziani da questo punto di vista lo hanno fatto. Hanno comprato tutto l’expansion pack solo per mettere cappelli stupidi sui loro dei e animali mitologici. E non ci scappa quasi nessuno, a partire dal Bennu, che fa addirittura parte della creazione.

Secondo il mito che è arrivato fino a noi, il Bennu si è letteralmente fatto da solo. Non come i vostri amici laureati all’università della vita su Facebook, ma nel vero senso della parola: il Bennu si è auto-creato. Prima della creazione esisteva Nun, il principio maschile dell’acqua, e Naunet, il principio dell’acqua femminile, che insieme formavano il mare primordiale. Non c’era letteralmente nulla all’inizio se non l’acqua… e un sasso. Pare infatti che da questo mare di blu ondoso sorgesse uno scoglio a punta, simile a una piramide, chiamato BenBen.

Il Bennu, autocreandosi, si andò a poggiare proprio su questa roccia e, con un canto triste e uno stridulo particolare, diede il via alla creazione. Letteralmente il Bennu era l’arbitro di gara della creazione. Arriva lui, fischia/canta e via, tutti i concorrenti, che ancora non esistono, partono a creare qualcosa.

In altre varianti del mito della creazione secondo gli egizi, fu il dio Atum ad emergere dalle acque, a poggiarsi sulla roccia e a dare il via a tutto con… una sega! E si, pare proprio che la prima cosa che abbia fatto il dio arrivato su questa roccia a punta sia stato quello di mettersi in equilibrio e masturbarsi per dare il via alla creazione. Visto il ruolo simile, nella confusione generale che anche gli antichi egizi avevano, capita di trovare il Bennu associato al dio Atum.

Visto che si è autocreato e che rappresenta la resurrezione dal mare primordiale, che rappresentava il caos, il Bennu è stato fin da subito associato al dio Ra, al quale viene riferito come il suo Ba. E che è il Ba? Si tratta di una parte dell’anima secondo gli egizi, in particolare quella legata alla personalità. E perché questo legame? Beh, il Bennu è sorto dalle acque come il sole fa ogni mattina dall’orizzonte.

Bennu Fenice geroglifico
Mani in alto, questa è una rapina!

Un giorno piccione, il giorno dopo airone

Dal mito giunto fino a noi, il Bennu viene descritto come un airone cinerino, con il piumaggio bianco e grigio e con in testa l’Atef, la corona di Osiride. Perché si, dopo Atum e Ra, perché non associarlo anche ad un altro dio con l’hobby di risorgere? Nella mitologia egizia sono tutti dei novelli Goku praticamente.

Dalle incisioni funerarie ritrovate nelle piramidi veniamo però a scoprire che anticamente la forma del Bennu non era quella dell’airone, ma di un piccolo uccello canterino. Dagli studi fatti da gente che sicuramente capisce i geroglifici meglio di me, pare che si possa ricondurre quella rappresentazione a un piccolo uccellino giallo chiamato Motacilla Flava che, tra i suoi habitat, ha proprio l’Egitto e le rive del Nilo. Tuttavia non viene data una ragione chiara e precisa del perché quel preciso geroglifico possa essere ricondotto proprio a quell’uccellino. Infatti ci sono ipotesi che invece ci si riferisca a un Martin Pescatore in quanto da un’incisione trovata su una parete del Tempio Solare del re Nusierre della quinta dinastia dell’Antico Regno, si possono identificare tracce di colore riconducibili al grigio e azzurre, quindi totalmente dissimili dal piumaggio giallo e marroncino della Motacilla Flava.

E l’idea del martin pescatore non è neanche troppo lontana dal mito originale in quanto il geroglifico rappresenterebbe questo uccello che vola sulle acque primordiali e strilla per dare il via alla creazione. Io non ho ancora capito che si urla sto pennuto alle sette di mattina, che sto ancora dormendo non c’ho voglia di creare nulla. Ancora altri 5 minuti, please.

Nel Nuovo Regno invece, le cose cambiano. Come fosse un remake fatto in live action dei geroglifici, i nuovi artisti iniziarono a rappresentare il Bennu come un uccello trampoliere dal becco lungo, riconducibile in prima battuta a un ardea cinerea. C’è tuttavia un’incongruenza, dovuta al fatto che il Bennu viene sempre rappresentato con due piume sul retro del capo, cosa che l’ardea cinerea non ha. Per questo motivo si pensa che possa essere in realtà una specie di airone molto simile alla precedente, l’ardea bennuides, che prende il nome proprio dalla creatura mitologica che ha ispirato. Questa specie, ora estinta e di cui si hanno pochissime tracce risalenti giusto a 5.000 anni fa, era il più grande airone vivente, alto fino a 2 metri e con un’apertura alare di 2.70 metri. Insomma, anche se era un uccello pacifico, era meglio non farlo incazzare, che non si sa mai. Così, giusto per completezza, i suoi resti vennero trovati negli Emirati Arabi Uniti dall’archeologa Ella Hoch del Museo Geologico dell’università di Copenaghen. Praticamente questa era andata a cercare sassi vecchi ed ha trovato una nuova specie di airone, estinta circa 1.500 anni prima. Che culo.

In base al dio al quale era associato, il Bennu veniva rappresentato in modi diversi. Se lo troviamo appollaiato sulla punta della roccia BenBen (quella a forma di piramide) e con un disco solare intorno alla testa, rappresenta il dio Ra. Se invece indossa l’Atef e si trova su un salice, allora rappresenta Osiride.

Problemi di vocali

Sembra strano, ma è vero: il Bennu, come nome, non ha molte varianti. Infatti l’unica altra variante utilizzata è Benu. Tornando al geroglifico a cui si faceva riferimento nell’Antico Regno, quello di prima che ritraeva il piccolo uccello, può essere indicato come “bnw” o “bnt” (si vede che ancora non avevano inventato le vocali) che poi ha portato alla creazione del verbo “wbn” che infine è stato traslitterato in Bennu. La traduzione del verbo wbn può significare “brillante,” ma anche “sorto nello splendore”… insomma qualcosa di sbrilluccicoso quasi quanto i vampiri di Twilight. D’altronde è collegato al dio del sole, c’era da aspettarselo.

Bennu cavalieri dello zodiaco
Esiste anche l'armatura del Bennu tra i Cavalieri dello Zodiaco

Dandogli fuoco spunta la Fenice

Si, il Bennu è l’antica forma della Fenice, divenuta tale dopo che Erodoto visitò l’Egitto e decise di ritornare in patria iniziando a millantare di uccelli di fuoco leggendari. Ma al buon Erodoto gli egizi c’avevano anche provato a spiegargli il mito del Bennu: gli dissero che lo veneravano ad Elipoli, del fatto che fosse associato al dio del sole, che fosse sorto dalle acque e tutto il resto, ma sarà che Erodoto non capiva un cazzo di egiziano e che quelli scrivevano pure con dei disegnini ambigui, tant’è che, nel narrarne il mito, venne fuori tutta un’altra cosa.

Erodoto poteva anche non sapere nulla degli egizi, ma può vantare di aver letteralmente dato vita a una creatura mitologica. E voi? Voi cosa avete fatto nella vostra vita, eh? E per inciso, pare che il termine phoenicis, da cui poi si arriverà alla Fenice, sia una delle prime traduzioni egizio-greco del termine Bennu.

Il perché del Bennu

Il Bennu esiste perché esistiamo. Almeno secondo gli egizi. Ogni civiltà ha il suo mito della creazione: i cristiani hanno Dio che per sette giorni si è divertito a far spuntare cose dal nulla; per i greci c’erano Gea e Ponto; e per gli egizi vi era il Bennu. Il concetto alla fine è sempre quello: prima di tutto il creato c’era il Caos primordiale, dal quale si è manifestato un unico evento che ha dato via al tutto. Per la scienza, l’unica tra queste storie ad essere la vera realtà, è il Big Bang l’evento scatenante. Quindi un po’ tutte le civiltà avevano in qualche modo ragione.

Per gli Egizi fu il Bennu che emergeva dalle acque del mare primordiale, che si, per loro era il Caos. E c’era anche da capirli: vivevano vicino al Nilo, che ogni tanto straripava e distruggeva tutto. Non doveva essere proprio la migliore delle situazioni. Oltre a questo serviva anche un simbolo che riportasse la speranza dopo l’inondazione e quale poteva essere la miglior figura se non un grosso airone, maestoso, che sorgeva dall’acqua? È tutta una questione di simboli che cercano di giustificare la realtà.